FREQUENZE, SERVE L’AUTOTUTELA

by Editore | 28 Dicembre 2011 9:17

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È senz’altro “intollerabile” il concorso all’acqua di rose voluto da Berlusconi per regalare le migliori nuove frequenze televisive a Mediaset e Rai, come ha giustamente detto Corrado Passera, a chiarimento delle assicurazioni che il governo ha dovuto dare alla Camera per ottenere il ritiro degli ordini del giorno presentati da Italia dei valori, Lega e Partito democratico; ma il suo ministero non risulta avervi dato alcun seguito, con la necessaria e urgente ufficialità . 
E il passare del tempo è tutt’altro che neutrale. L’autotutela infatti, come si legge in ogni manuale di diritto pubblico, è tanto più forte e difendibile quanto più è sollecita e tempestiva. Si espone invece a ricorsi e impugnazioni, quanto più è incerta, lenta e titubante. E l’ex ministro Gasparri, padre tutelare del consolidamento del duopolio televisivo, i ricorsi li ha già  solennemente annunciati.
Pertanto ora l’intervento ufficiale del governo non è solo una rilevante questione di coerenza politica e di rispetto del Parlamento; ma un’ineludibile urgenza tecnica. Se davvero vuole intervenire lo deve fare senza indugio, altrimenti aprirà  spazi a insidie e contenziosi. 
La procedura gratuita infatti, a dispetto degli annunci, sta andando tranquillamente avanti. Come si legge sul sito del ministero, sono state ammesse le ditte partecipanti, è stata nominata la commissione di gara e il ministero ha nominato l’advisor previsto dal bando. Nessuno di questi soggetti coinvolti risulta sia stato avvisato dell’interruzione del procedimento. 
Nel merito, è bene ricordarlo, la questione non è solo legata all’intollerabile carattere gratuito dell’assegnazione di frequenze, da tempo denunciata su questo giornale, ma il suo combinarsi con la espressa volontà  non già  di agevolare la concorrenza nel mercato televisivo come intimato all’Italia dalla Commissione europea, bensì di ulteriormente rafforzare il duopolio Mediaset-Rai. 
Piuttosto le frequenze devono essere assegnate con il necessario compenso per le casse statali, a tal fine potendosi allargare la partecipazione anche ai gestori telefonici, ovvero sul versante televisivo, aprendo effettivamente il settore al mercato con regole di assegnazione opposte a quelle del beauty contest che, nel loro spudorato favore per il duopolio in essere, sono semplicemente inguardabili, a dispetto dell’ammiccante nomignolo della procedura. 
Ed allora, se non si vuole prestare il fianco ai già  annunciati ricorsi di Mediaset, il ministro Corrado Passera secondo basilari regole di diritto amministrativo deve con ogni urgenza avvisare le ditte in gara e il nominato advisor della intenzione di revocare il cosiddetto concorso di bellezza in quanto comunque illegittimo e inopportuno; e ciò a prescindere dalla diversa scelta che infine verrà  compiuta all’esito degli approfondimenti che correttamente sta compiendo.
Ogni ritardo ulteriore rischia di pregiudicare la tenuta giuridica dell’autotutela e di apparire, anche al di là  delle intenzioni, come un’odiosa strizzata d’occhio a chi vi ha interesse, di segno opposto alle assicurazioni date al Parlamento e al Paese.

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