Fonsai, Mediobanca impone l’aumento
MILANO – Conto alla rovescia per l’aumento di capitale Fonsai. Non c’è ancora l’ufficialità , ma il mercato sembra ormai certo: ieri il titolo – complice anche la pessima giornata sui mercati – ha perso il 9,64% e ormai vale 413 milioni, il minimo assoluto di tutti i tempi. Anche perché, presa carta e penna, il principale creditore della compagnia, Mediobanca, ha richiamato all’ordine i vari protagonisti della scena ed ha inviato una lettera, spiegando che a suo giudizio servono circa 600 milioni di aumento di capitale per mettere in sicurezza i conti della compagnia, la terza in Italia nel ramo danni, con circa 7 milioni di clienti. Mediobanca è il principale creditore del gruppo, a livello di società quotate, quindi è chiaro il suo interesse a mettere in sicurezza il gruppo e a preservare i propri investimenti, nonché la stabilità della compagnia, che conta 7 milioni di assicurati.
E’ come se dall’aumento da 450 milioni, di pochi mesi fa, fossero passati anni; come se la stagione delle generose consulenze (molto ben remunerata ad esempio pare sia stata quella a Marco Cardia, il figlio dell’ex presidente della Consob e oggetto di numerose interrogazioni parlamentari da parte di Elio Lannutti; ma lo stesso Salvatore Ligresti ne aveva una, presso il suo stesso gruppo) fosse lontana anni luce. Nella sua lettera Piazzetta Cuccia, secondo le ricostruzioni, si dice pronta a rimboccarsi le maniche, organizzando l’aumento di capitale e incaricandosi di strutturare il consorzio. Ieri, nonostante la giornata di festa, anche ambienti vicini ad Unicredit (secondo creditore dei Ligresti, e non solo a livello di società quotate) hanno fatto sapere di perorare una soluzione che miri a rafforzare «in maniera strutturale» la struttura del capitale di Fonsai. Fuor di metafora, aumento di capitale. Senza soluzioni a metà strada e versioni pasticciate, sul modello del veicolo nel quale far confluire le partecipazioni strategiche di Fonsai (e in cui sarebbe entrato il Credit Suisse) e sul quale l’Isvap pare abbia espresso molte perplessità .
Al momento i punti fermi sono pochi, ma stringenti: serve un aumento di capitale importante, e serve in tempi brevi. La decisione va presa possibilmente entro l’anno. Il problema è che, a distanza di pochi mesi dall’altro aumento, le casse della Premafin, holding di controllo del gruppo assicurativo, non sono in grado di affrontare un altro esborso. Nel cda di lunedì prossimo verrà nominato un advisor indipendente (si fanno i nomi di Goldman Sachs e di Rotshchild, ma potrebbe essere anche Lazard) per analizzare le opportunità sul tappeto. Ma le alternative possibili quasi non esistono e il cda del 21 dicembre potrebbe essere quello del disco verde all’aumento. A quel punto partiranno le riflessioni sulla sorte della famiglia Ligresti: nessuno si scandalizzerebbe, probabilmente, all’ipotesi di una sua diluizione significativa; o in alternativa, all’ingresso di un partner nella stessa Premafin, in grado di dare ossigeno al gruppo.
Come potenziali partner Fonsai si è parlato di Axa e Munich re, forse di Unipol; ma come fare si vedrà : a Mediobanca non manca certo la fantasia finanziaria per trovare una soluzione.
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