Fondo salva Stati, lo stop di Berlino

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Sarà  un vertice sul Titanic: l’iceberg dei mercati è dietro l’angolo. Se non si cambia rotta iscrivendo nei Trattati una «Unione di bilancio», il naufragio dell’euro è assicurato.
E imminente. Non a caso Standard & Poor’s ora mette in discussione la “tripla A” dell’Unione europea. «L’Europa non è ancora uscita dalla crisi e può esplodere», avverte Sarkozy. Ma i tedeschi sono pessimisti e la delegazione della Merkel ha prenotato le camere d’albergo fino a domenica. Ci si aspetta una lunga battaglia. «Alcuni dei nostri partner non hanno capito la gravità  della situazione», dicono a Berlino.
Il pessimismo tedesco ha affondato le borse e fatto nuovamente impennare i differenziali sui tassi. Ma questo incrociarsi di dichiarazioni allarmate e allarmiste fa ormai parte di una «pretattica» consolidata alla vigilia dei vertici europei. Da una parte si vogliono raffreddare le aspettative per evitare delusioni eccessive che riaccenderebbero la speculazione. Dall’altra si cerca di alzare la posta in gioco per vincere le molte resistenze che, sui diversi dossier, ancora impediscono un accordo.
Il vertice comincerà  oggi pomeriggio con un mini-summit cui parteciperanno Merkel, Sarkozy, i presidenti della Commissione, del Consiglio europeo e dell’eurogruppo. E soprattutto il presidente della Bce, vero convitato di pietra al capezzale dell’euro. Draghi, che sarà  reduce dalla riunione del board della Banca centrale, potrebbe portare in dono ai leader europei un taglio al costo del denaro e soprattutto un impegno ad allungare i termini del rifinanziamento che la Banca centrale fornisce agli istituti di credito in piena crisi di liquidità . Potrebbe anche, ma è difficile che lo faccia e se lo farà  non lo dirà  certo pubblicamente, impegnarsi ad aumentare gli acquisti di titoli di stato sul mercato per sostenere i Paesi in difficoltà . Quelle che invece Draghi illustrerà  al mini-vertice sono le riforme minime che egli ritiene necessarie per avere una vera e propria Unione di bilancio, condizione indispensabile perché la Bce si impegni maggioramente nella crisi dei debiti sovrani.
E proprio questo è uno dei due punti cruciali del summit. Merkel e Sarkozy vogliono modificare i trattati per iscrivervi tutte le norme sulla disciplina di bilancio che sono state approvate alla spicciolata negli ultimi mesi. La lista è lunga e importante: obbligo di prevedere nelle costituzioni nazionali l’impegno al pareggio di bilancio; automaticità  delle sanzioni, sia economiche sia politiche, per chi supera il deficit del tre per cento; diritto della Commissione e dell’Ecofin a valutare preventivamente i bilanci nazionali e a imporre modifiche quando necessario. Ruolo della Corte di Giustizia che valuti se i Paesi hanno recepito e rispettato la regola del pareggio di bilancio.
Molte di queste misure sono già  state adottate per via ordinaria. Ma Francia e Germania vogliono solennizzarle iscrivendole nei Trattati, modificando all’unanimità  dei Ventisette un protocollo del Trattato di Lisbona. Ma, se i britannici si mettessero di mezzo come il premier Cameron ha minacciato di fare, Francia e Germania sono pronte a chiedere che l’Unione di bilancio venga adottata autonomamente dai diciassette Paesi della zona euro, restando comunque aperta a chi volesse aggiungersi.
Il secondo grande nodo da sciogliere è quello degli strumenti di solidarietà . Barroso e Van Rompuy insistono perché il vertice mantenga, almeno nella lunga distanza, la prospettiva degli eurobond. La Merkel è assolutamente contraria e ha strappato l’appoggio di Sarkozy, in cambio della promessa di non interferire contro un eventuale intervento della Bce sul mercato dei bond. Il ruolo della Banca centrale, come si è detto, resta per ora volutamente avvolto nel mistero.
Infine c’è la questione dei Fondi «salva stati». Finora l’Efsf, il fondo provvisorio dotato di una capacità  di credito di 440 miliardi, ne ha già  impegnati poco più di duecento in favore di Irlanda e Portogallo. Gliene restano pochi. Il vertice deciderà  di anticipare al 2012 l’entrata in funzione del fondo permanente, l’Esm, dotato di 500 miliardi. Bisognerà  capire se questo nuovo strumento si aggiungerà  al vecchio, portando così la potenza di fuoco complessiva a quasi mille miliardi (di cui duecento già  impegnati). Oppure se assorbirà  il vecchio fondo e i suoi impegni, e in questo caso la rete di sicurezza europea sarà  decisamente esigua. Manco a dirlo, la Merkel propende per quest’ultima soluzione. Ma il vertice sarà  lungo e combattuto. Molte cose possono ancora cambiare.


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