Fondiaria-Sai studia l’alleanza con Unipol

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MILANO – Fine d’anno con il botto per la galassia Premafin e Fonsai. Mediobanca avrebbe infatti già  trovato un partner finanziario pronto a sottoscrivere un terzo dell’aumento di capitale annunciato dalla holding del gruppo assicurativo, e quindi a sostituirsi alla famiglia Ligresti, che dopo l’operazione resterebbe diluita a circa l’8% di Premafin. Sia l’offerta di Palladio (che tra le altre cose è socio di Generali) che quella di altri private equity (Apax e Permira) sarebbero già  state accantonate, mentre Mediobanca starebbe lavorando insieme al fondo Clessidra di Claudio Sposito (che ne è anche un finanziatore) per salvare Premafin e contribuire all’aumento della controllata Fondiaria.
Ma il gruppo di Piazzetta Cuccia starebbe curando anche la regia ai piani bassi, ieri in sede ci sarebbe stata una riunione preliminare tra i vertici di Unipol e quelli di Fondiaria per iniziare a valutare l’ipotesi di una fusione tra le due società  assicurative. Piergiorgio Peluso, direttore generale dell’istituto, insieme a McKinsey starebbe elaborando un piano industriale capace di rafforzare Fonsai, che unendo le forse con Unipol, sarebbe in grado di presentarsi di fronte al mercato con un progetto credibile. Peluso si è meritato la fiducia degli investitori istituzionali, dopo che è riuscito a negoziare un buon prezzo per la vendita di Impregilo e ha operato una drastica pulizia nel bilancio di Fondiaria, ben superiore a quella ipotizzata lo scorso giugno dalla vecchia proprietà . Detto questo, per colpa di una crisi di proporzioni mai viste, neppure il gruppo assicurativo controllato dalle Coop gode di ottima salute. Unipol difficilmente sarebbe pronta a iniettare nuove risorse in Fonsai, ma potrebbe proporre un matrimonio carta contro carta, e insieme le due realtà  riuscirebbero a tagliare notevolmente i costi e rafforzare il patrimonio grazie a i capitali raccolti sul mercato. Pertanto è verosimile immaginare che il contributo di Unipol sarebbe più di natura industriale che finanziaria. Ma una fusione tra le due società  assicurative, oppure addirittura un matrimonio a tre che coinvolgesse anche Premafin, riuscirebbe a creare un gruppo stabile e con una massa critica tale da poter affrontare tempi difficili.
In questo schema, la famiglia Ligresti resterebbe ai margini, sia della gestione che della proprietà . Tuttavia nel disegno dell’operazione, che vede Clessidra in fase di avanzate trattative e pronta a iniettare circa 220 milioni nella holding che controlla il 35% di Fonsai, esistono ancora delle storture finanziare difficili da spiegare con i numeri. Tra queste, il fatto che ieri Premafin (+30% grazie al rafforzarsi delle voci sull’ingresso di Clessidra) valeva in Borsa 57 milioni, cifra che sommata ai 322 milioni di debiti della holding nei confronti delle banche, porta a un valore di impresa (Nav) superiore rispetto a tutta Fondiaria Sai (ieri era a 271 milioni). In quest’ottica è difficile capire perché il private equity di Sposito voglia investire ai piani alti, invece che in FonSai. Anche se adesso il valore intrinseco del gruppo assicurativo probabilmente è superiore rispetto ai livelli attuali che scontano l’effetto della maxi ricapitalizzazione. Dato il difficile contesto macroeconomico, Fonsai senza un piano industriale e senza un socio (quale potrebbe essere Unipol) incontrerebbe notevoli resistenze da parte degli investitori, che la scorsa estate hanno iniettato nel gruppo e nella controllata Milano assicurazioni 800 milioni di risorse.


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