Firenze, strage studiata a tavolino. L’ombra di un istigatore dietro il killer

by Editore | 15 Dicembre 2011 8:23

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FIRENZE – Ha svuotato, la notte prima della strage, l’appartamento di Firenze dalle cose che gli servivano per vivere. Nelle stanze ha lasciato centinaia di libri e fumetti, un machete, dei soldatini con la divisa fascista e una effigie di Mussolini. Ha tolto il resto, asciugamani, lenzuola, cose dalla cucina, il rasoio dal bagno, l’insulina. Come uno che avesse pianificato tutto: aveva dei complici Gianluca Casseri, il ragioniere solitario di Pistoia che ha dato la caccia con una Smith & Wesson ai senegalesi in due mercati della città  uccidendone due e ferendone tre? Gli inquirenti tendono ad escludere questa pista, mentre si profila l’ombra di possibili istigatori, lo ha detto il procuratore della repubblica Giuseppe Quattrocchi: «Chiariremo se qualcuno lo ha agevolato». 
Ieri per Firenze è stato il giorno del lutto, delle lacrime, dei mercati che restano chiusi, di numerosi negozi che abbassano per dieci minuti le saracinesche (altri invece non accolgono l’invito del sindaco e rimangono aperti). Ma anche il giorno delle tensioni e delle polemiche. Da una parte il capo della comunità  senegalese che chiede la chiusura di CasaPound, il gruppo di estrema destra che Casseri frequentava, dall’altro i vertici di CasaPound che scrivono al sindaco Matteo Renzi chiedendo di incontrare la comunità  senegalese. Prendono le distanze da Casseri, condannano gli agguati agli immigrati e rivelano la preoccupazione per possibili ritorsioni: «Temo che possa scorrere altro sangue – dice il presidente di CasaPound Italia, Gianluca Iannone – E’ in atto un tentativo osceno di dare una matrice politica a questo folle gesto, si sta aprendo una nuova stagione di caccia alle streghe». 
Le indagini proseguono, devono chiarire ancora molti lati oscuri, per esempio il mistero delle cose scomparse dalla casa fiorentina di Casseri, quello delle chiavi in più trovate nell’appartamento. E poi, la pistola: ne possedeva un’altra, oltre alla Smith & Wesson calibro 357 con cui ha sparato ai senegalesi? Il permesso di detenzione dell’arma che Casseri aveva ottenuto dalla questura di Pistoia si riferiva forse a un’altra pistola, e su questo stanno lavorando gli investigatori. Nel suo computer inoltre sono stati trovati collegamenti a un altro mercato, di un centro dell’hinterland: stava forse progettando un terzo agguato? Con sé, chiuse nell’auto in cui si è ucciso sparandosi nel parcheggio sotterraneo in centro storico, aveva altre 28 cartucce e nella casa di Cireglio anche una pressa per riempire i bossoli. Enrico Rulli, l’amico ferroviere, ha riferito al pm Paolo Canessa che Casseri negli ultimi tempi era ossessionato dalle persone di colore. Aveva scatti di rabbia improvvisi: «Delle volte a un semaforo capitava che prendesse a calci i secchi dei lavavetri».
Firenze è una città  colpita, che si interroga ancora su quello che è accaduto. Ieri il sindaco Matteo Renzi ha convocato un consiglio comunale straordinario a cui hanno partecipato l’imam, il vescovo, il ministro Andrea Riccardi e i rappresentanti della comunità  senegalese. Il pianto a dirotto di uno dei ragazzi africani ha finito col commuovere tutti. In serata una fiaccolata è partita da piazza Dalmazia dove sono morti Diop Mor e Samb Modou e per sabato i senegalesi hanno organizzato una manifestazione nazionale contro il razzismo.

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