Finmeccanica, finisce l’era Guarguaglini

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MILANO – Se è vero che ogni uomo ha un prezzo quello di Pierfrancesco Guarguaglini potrebbe essere molto alto. Tutto sta a vedere se nella trattativa che determinerà  la sua liquidazione da Finmeccanica, sarà  più bravo l’anziano manager di Castagneto Carducci o chi per conto del Tesoro – l’azionista di controllo – deve convincerlo a fare un passo indietro.
Perché quello che appare oramai certo è che oggi sarà  l’ultimo consiglio di amministrazione di Guarguaglini quale presidente della conglomerata che vanta oltre 40mila dipendenti sparsi tra cinque continenti, e un giro d’affari da 18 miliardi di euro. Sarà  l’ultimo sia che accetti di dare le dimensioni «per dare un segnale di distensione», come ha chiesto il premier Mario Monti (intervenuto anche ieri sulla vicenda) sia che l’azionista sia costretto a un passo clamoroso che porterebbe allo scioglimento di tutto il consiglio di amministrazione. Nel primo caso Guarguaglini uscirà  di scena – dopo il suo coinvolgimento nelle inchieste giudiziarie su Finmeccanica – ma con un conto in banca più sostanzioso. Nel secondo otterrà  una vittoria, ma la stessa del re Pirro sui Romani: da una parte costringerebbe tutto il consiglio a dare le dimissioni, aprendo la porta a imprevedibili esiti sulla riconferma anche dello stesso amministratore delegato Giuseppe Orsi – il suo acerrimo nemico di questi ultimi mesi – ma dall’altra lascerebbe Finmeccanica dopo 17 anni senza un sostanzioso fondo integrativo per la sua pensione.
Tutto fa pensare, alla vigilia della riunione decisiva, che la soluzione scelta dal dirigente che partito dalla controllata Oto Melara è arrivato ai vertici del gruppo sia la prima. Quella di dimissione rese meno amare da un assegno milionario. Ma di quanto? Nei giorni scorso sono girate cifre quanto mai distanti tra loro, dagli oltre 20 milioni (vicini alla richiesta del manager) ai non più di 5 della controfferta. Tra i due estremi, la cifra sarà  più vicina a quest’ultima, considerando che nel 2010 come ad e presidente del gruppo Guarguaglini aveva guadagnato oltre 2 milioni e che doveva restare in carica altri due anni e mezzo.
Fonti vicine al manager ricordano come lui stesso abbia detto che si sarebbe rimesso alle indicazioni dell’azionista. Per cui domani ascolterà  con attenzione quanto riferirà  in consiglio il rappresentante dl Tesoro. Il quale, però, ribadirà , l’indicazione già  espressa da Monti, favorevole a un passo indietro «per il bene dell’azienda». E il premier ieri ha ribadito la sua fiducia al cda: «Si è autoconvocato, rispetteremo le sue decisioni».
Ad ogni modo, se Guarguaglini dovesse difendere la sua posizione, secondo cui le dimissioni sarebbero un primo segnale di ammissione di responsabilità , è pronta la strada alternativa: l’ad Orsi è pronto a togliere le deleghe al presidente, così come del resto fa capire l’ordine del giorno con cui è stato convocato il consiglio. Estrema ratio, si arriverebbe alle dimissioni di tutto il cda con la convocazione fra 45 giorni di una nuova assemblea dei soci. Ma in un mese e mezzo potrebbe accadere di tutto.


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