by Sergio Segio | 22 Dicembre 2011 7:36
MILANO – In meno di un mese, le sorti dello scontro per il controllo di Edison si sono ribaltate. A fine novembre, i francesi di Edf avevano costretto i soci italiani in un angolo per convincerli a sottoscrivere un accordo già stoppato a marzo dall’allora ministro Giulio Tremonti. Ieri, invece, sono stati i transalpini a prendere tempo e guadagnare una settimana prima di rispondere alla nuova offerta maturata soltanto pochi giorni fa. Anche se gli italiani non aspetteranno oltre e si dicono pronti a sfidare il colosso francese anche sul piano finanziario: «O accettano la nostra proposta o si va all’asta».
È questo, in sintesi, l’esito di una giornata che si è aperta con l’incontro in mattinata tra il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera e i vertici di A2a. E si è chiusa nel tardo pomeriggio, alla conclusione di un consiglio di amministrazione di Edison, dai toni molto accesi, che avrebbe dovuto decidere un aumento di capitale da oltre 1 miliardo ma che ha rinviato tutto al prossimo 29 dicembre.
Passera ha dato pieno appoggio, sia politico ma eventualmente anche finanziario schierando il fondo strategico della Cdp, al piano proposto dal presidente del consiglio di gestione di A2a Giuliano Zuccoli al numero uno di Edf, Henri Proglio. Gli italiani propongono un scambio: il 30% delle azioni Edison in loro possesso per il 50% di Edipower, la controllata che gestisce nove centrali elettriche, di cui tre gruppi idroelettrici. Il progetto prevederebbe di arrivare successivamente alla fusione tra A2a e Iren, presenti sia in Edison che in Edipower. Da qui il sostegno del governo a un progetto industriale che potrebbe portare alla nascita di una superutility in cui potrebbero confluire anche Acea Roma e l’emiliana Hera.
Come, del resto ha sottolineato ieri Bruno Tabacci, assessore al Bilancio del comune di Milano, assieme a quello di Brescia socio di controllo di A2a: «Il ministro Passera ha sottolineato come la nuova opzione sia un’operazione strategica per il Paese». E poi rivolto ai francesi ha lanciato il suo ultimatum: «Non credo vogliano riprendere la guerra dei 70 anni. Ai francesi si fa un’offerta, di fronte alla quale, se manifestano ostilità , indurranno noi a tenere una posizione ostile». Ancora più esplicito il presidente del consiglio di sorveglianza di A2a: «Se Edf non accetta si va all’asta».
E i francesi? Al corrente da alcuni giorni dei dettagli del piano italiano, come ha rivelato lo stesso Tabacci, al momento non hanno risposto ufficialmente. Di certo, non l’hanno presa bene: come si è capito durante il cda di Edison durato oltre sei ore, con i francesi che hanno cercato di far approvare un aumento di capitale da oltre un miliardo di euro, bocciato sia dagli italiani che dai consiglieri indipendenti perché non ritenuto necessario.
Un’altra risposta è arrivata anche dai mezzi di informazione. L’agenzia France Presse, nel raccontare la vicenda, ha scritto che «la battaglia condotta da Edf per prendere il controllo di Edison si è impantanata in un nuovo imbroglio (in italiano nel testo, ndr)». Tutto, però, fa pensare che nei prossimi giorni si arriverà a una soluzione diplomatica tra i governi, perché il ricorso all’asta che attribuirebbe Edison al miglior offerente rischierebbe di trascinarsi per mesi. Il che causerebbe ulteriori guai a Edison, già destinata a chiudere l’anno in rosso e sotto minaccia da parte delle agenzie di rating.
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