Edison, la trattativa va ai tempi supplementari

by Sergio Segio | 1 Dicembre 2011 6:57

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MILANO – Come nella pallanuoto, i tempi supplementari proseguono fino a quando una delle due squadre prevale sull’altra. Più o meno quello che sta capitando nella partita che deciderà  le sorti di Edison: dopo oltre un anno di trattativa, con già  due proroghe ai patti di sindacato scaduti e due accordi quadro messi nero su bianco (il primo a marzo, il secondo tre settimane fa a Parigi) ci sarà  ancora bisogno di tempo.
Le posizione dei soci che controllano la seconda utility italiana nel settore elettrico (dopo Enel) e nel settore del gas (dopo Eni) sono ancora distanti su alcuni punti non di secondaria importanza, come la valutazione delle centrali che andranno spartite tra i soci e i poteri di veto in consiglio di amministrazione. Mentre è stata trovata una soluzione sulla nomina di un consulente indipendente per la ripartizione del debito.
Così, ieri in tarda serata, i francesi di Edf e le utility italiane guidate da A2a e Iren hanno deciso che ci sarà  una ulteriore coda che andrà  avanti fino al raggiungimento degli accordi definitivi sui punti ancora in discussione. In sostanza, i manager hanno firmato una impegnativa a non modificare più i punti su cui c’è condivisione, per consentire il proseguo della trattativa e non dover per questo ricorrere a una nuova proroga.
Lo sviluppo di ieri sera era tutto sommato atteso. L’ultimo round di colloqui ha avuto inizio venerdì scorso e dopo sei giorni di estenuante trattativa, il muro contro muro permane. Ma con la decisione di ieri si rischia di andare molto lunghi. Visto l’avvicinarsi delle vacanze di Natale, c’è la concreta possibilità  che si vada all’inizio del 2012 con la convocazione dei consigli di amministrazione che dovranno ratificare l’accordo definitivo.
Un’ipotesi che, nelle ultime ore, sta rafforzando nel fronte francese la convinzione che i soci italiani vogliano solo dar modo al governo di intervenire nella vicenda. I transalpini temono che una volta che il governo Monti abbia superato lo scoglio della manovra per sistemare i conti pubblici, nell’agenda del premier e del ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera venga iscritto il dossier Edison.
Una tesi, in realtà , che fonti vicine alle utility italiane smentiscono: «Vogliamo chiudere l’accordo e trovare una via di uscita nell’avventura in Edison, ma non possiamo cedere su punti fondamentali come quello di poter dire la nostra su operazioni di finanza straordinaria». È uno degli scogli che ha portato all’ennesimo rinvio. Edf, che ha sempre più problemi nel settore nucleare, deve differenziare le fonti energetiche e pensa così di trasformare Edison nel suo braccio operativo nel gas. Una mission che potrebbe portare anche in breve tempo ad acquisizioni (di giacimenti, per esempio) o a nuovi investimenti in infrastrutture (Edison è in corsa per realizzare un nuovo gasdotto dalla Grecia). Progetti che a quel punto richiederebbero una ricapitalizzazione della società . Ma ad A2a e Iren questo non va bene perché li costringerebbe a versare la loro quota per non diluirsi e non hanno voglia di nuovi esborsi in una vicenda che fino a ora ha reso poco dal punto di vista finanziario e – a loro dire – nulla da quello industriale.
Dall’altra parte, Edf sostiene che dopo lo stallo dell’ultimo anno causato dalle infinite trattativa degli azionisti (e con uno stop imposto dall’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti) la società  deve tornare a essere profittevole dopo due anni di bilanci in perdita (seppure di poco). E quindi, ora che il controllo passa tutto nelle loro mani, i francesi vogliono essere liberi di decidere nuovi investimenti: «Soprattutto perché abbiamo concesso agli italiani una via di uscita a tre anni – sottolinea una fonte vicina a Edf – che permetterà  loro di non iscrivere subito a bilancio una minusvalenza, mentre noi abbiamo già  svalutato da tempo la nostra quota».

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