Donne “marocchine”

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I carabinieri, senza preoccuparsi di fare accertamenti sulla sua denuncia, hanno provveduto a rinchiuderla in un Centro di identificazione e espulsione. Solo in questi giorni la notizia del suo caso è diventata di dominio pubblico. Rachida Rida, cittadina marocchina, residente in Italia è stata uccisa a martellate da suo marito, anch’egli marocchino, perché voleva separarsi da lui. Violenza maschile endemica nei confronti della donna che coinvolge italiani e immigrati in modo uguale? I due fatti, che arrivano contemporaneamente all’onore della cronaca, ci dicono qualcosa di più. Illuminano la contraddizione di una società  che se da una parte denuncia la violenza contro le donne dall’altra parte la legittima, seppure in modi prevalentemente indiretti e non del tutto consapevoli. Le attuali leggi sull’immigrazione rendono le donne immigrate particolarmente vulnerabili sul piano psicologico perché riducono drammaticamente il loro potere di contrattazione. La loro vulnerabilità  fa perdere drammaticamente efficacia alla protezione della loro incolumità  fisica e psichica sul piano giuridico. Adama per i carabinieri non avrebbe dovuto essere in Italia. L’illegalità  accertata della sua presenza ha la precedenza sull’illegalità  del suo stupro da accertare e deve essere sanata per prima anche a costo di rendere insanabile la seconda. I diritti universali dell’uomo, che antepongono la gravità  dello stupro alla legalità  del domicilio, possono essere trascurati perché nel nostro paese con l’istituzione del reato di clandestinità  sono stati emotivamente sospesi. Questo reato è la piu chiara espressione di un avvelenamento della nostra vita emotiva a cui la Lega ha contribuito in modo importante. L’infierire sugli immigrati legittima l’emarginazione estrema del desiderio nei confronti del diverso da sé nel mondo interno di molti italiani. Questo impoverimento psichico diventato ragion di Stato fa coincidere la posizione dell’aguzzino di Adama con la posizione dell’apparato statale raddoppiando lo stupro. La storia di Rachida non è diversa. La tentazione di farne una vittima dell’arretratezza culturale dei musulmani è così forte che con tutto lo sforzo di essere politically correct alcuni giornali non hanno resistito all’idea di associare alla sua foto le foto di alcune ragazze musulmane uccise dai loro padri perché convinte delle loro scelte sentimentali personali. In realtà  la morte di Rachida non è per nulla dissimile da quella di tantissime italiane uccise perche hanno lasciato il loro compagno. Separarla dalle sue omologhe per attribuire la sua fine al contesto culturale della sua origine significa ucciderla un’altra volta. La violenza contro le donne viaggia per vie sotterranee, poco riconosciute. Il diffondersi silenzioso della xenofobia, che trova il suo migliore mezzo di propagazione in una correttezza formale e sterile dei sentimenti, è il peggior nemico della donna: è la nostra parte femminile che accoglie lo straniero e ci apre alla vita. La donna può proteggersi rinunciando alla femminilità  ma il suo appiattimento su un modello maschile chiuso e difensivo aumenta la violenza dei maschi.


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