Diritti Umani: ecco le Buone Notizie del 2011

by Sergio Segio | 22 Dicembre 2011 8:15

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Sono segnali di speranza per rilanciare anche nel 2012 l’impegno al servizio della civiltà  dall’Africa all’Iran, dalla Cina all’Europa perché i diritti non hanno confini. Vi proponiamo cinque eventi simbolici.
La vittoria
degli indios
Dopo 18 anni di battaglie legali il 14 febbraio scorso un tribunale ecuadoregno ha condannato il colosso petrolifero Chevron a pagare la multa ambientale record di tutti i tempi: otto miliardi e mezzo di euro per le distruzioni inflitte alla foresta amazzonica di Sucumbà­os, nel Nord-Est dell’Ecuador e i gravi danni alla salute delle popolazioni. Una vittoria storica per gli indios e i contadini poveri contro un avversario che sembrava invincibile e che ha usato ogni mezzo per fermarli. Le accuse, d’altra parte, erano difficilmente confutabili. Tra il 1964 e il 1990 la Texaco (nel 2001 acquistata dalla Chevron) ha riversato nei fiumi più di 68 miliardi di litri di rifiuti tossici e nell’ambiente altri 64 milioni di litri di greggio a causa delle rotture accidentali degli oleodotti.
La cattura
di Mladic
All’alba del 26 maggio, in un paesino a un centinaio di chilometri da Belgrado, verso il confine con la Romania, viene catturato il generale Ratko Mladic, il boia di Sarajevo, l’uomo che a Srebrenica ha massacrato oltre 8mila musulmani facendosi beffe dei caschi blu. Il super-ricercato, pallido e malato, si nascondeva in una fattoria che era stata perquisita più volte nei sedici anni di clandestinità . Ma questa volta il governo non l’ha più protetto, per Belgrado la sua cattura, insieme a quella degli altri latitanti (l’ultimo è stato Goran Hadzic), è un assegno circolare da incassare allo sportello dell’Unione Europea.
Amnistia
in Birmania
Il 12 ottobre oltre 200 prigionieri politici e di coscienza sono tornati in libertà  a seguito di un’amnistia decisa dal governo civile che in marzo ha rimpiazzato, almeno nominalmente, la giunta militare. Tra i rilasciati figurano il noto attore satirico Zarganar, condannato diverse volte per aver criticato la giunta militare, la sindacalista Su Su Nway arrestata nel 2007 per aver esposto uno striscione antigovernativo e in difesa della quale Amnesty e il Corriere avevano lanciato una campagna lo scorso maggio. Ma per alcuni che escono troppi rimangono in carcere: sono almeno 1.800 i prigionieri politici che giacciono nelle celle birmane.
L’Argentina
fa giustizia
È un’esplosione di lacrime e di abbracci quella che accompagna la lettura della sentenza del primo processo Esma in Argentina lo scorso 28 novembre. A trent’anni dalla tragedia dei desaparecidos vengono condannati all’ergastolo per crimini contro l’umanità  12 dei 17 militari accusati di 85 delitti commessi nella scuola militare dell’Esma, il più grande centro di detenzione clandestina di Buenos Aires durante la dittatura. Tra loro l’ex ufficiale di marina Alfredo Astiz soprannominato «l’angelo della morte», tristemente noto perché da infiltrato organizzò rapimenti e uccisioni. Astiz abbracciava davanti alla Chiesa coloro che dovevano essere sequestrati segnalandoli in questo modo ai suoi complici.
Mumia salvato
dal boia
Il 7 dicembre l’ufficio del procuratore distrettuale di Philadelphia ha rinunciato a presentare l’ennesimo ricorso per ottenere l’esecuzione di Mumia Abu-Jamal, il giornalista e attivista condannato per aver ucciso il 9 dicembre del 1981 a Philadelphia l’agente di polizia Daniel Faulkner e diventata un simbolo internazionale della battaglia infinita contro la pena di morte. Lui, che ormai ha 58 anni, si è sempre dichiarato innocente ma nel 1982 fu condannato alla pena di morte. Da allora l’ex pantera nera ha combattuto senza requie contro quella che considerava un’«ingiustizia razzista perpetrata contro di lui per colpire tutta la comunità  afroamericana di Philadelphia». Una battaglia condotta insieme alle associazioni dei diritti umani come Amnesty International e a tante persone che hanno sostenuto il movimento Free Mumia. Grazie a loro Abu-Jamal, nato come Wesley Cook, non è più un dead man walking anche se rimarrà  in prigione tutta la vita.
Monica Ricci Sargentini

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