by Editore | 17 Dicembre 2011 8:25
ROMA — «Cosa vi siete messi in testa, VOLETE DICHIARARE GUERRA…». Le dieci buste gialle sono state intercettate giovedì sera nel centro meccanografico delle Poste Italiane a Lamezia Terme, in Calabria. Non avevano timbro né francobollo e per questo hanno insospettito gli addetti allo smistamento che hanno chiamato la polizia. Dentro c’erano bossoli e un volantino, pieno di insulti e minacce: «Rivedete la manovra o ve la faremo pagare», «vi colpiremo e sarà una guerra all’ultimo sangue», «il piombo non manca, adesso arriva il tritolo degli amici arabi» e molto altro ancora.
Le buste erano indirizzate a cinque politici: il presidente del Consiglio Mario Monti, il ministro del Welfare Elsa Fornero, l’ex premier Silvio Berlusconi, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini. E a cinque direttori di giornali: Ferruccio de Bortoli (Corriere della sera), Ezio Mauro (la Repubblica), Maurizio Belpietro (Libero), Mario Sechi (Il Tempo) e Leonardo Boriani (la Padania). La firma è del «Movimento armati proletari», una sigla finora sconosciuta. E la sua attendibilità è adesso all’esame degli investigatori della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che ha aperto un’inchiesta. «Cercheremo di capire — spiega il procuratore Antonio Vincenzo Lombardo — se è solo un atto dimostrativo oppure se c’è pericolo per gli obiettivi».
Il Consiglio dei ministri ha espresso solidarietà al presidente Monti. «Si tratta di episodi orribili e inspiegabili, soprattutto se riferiti a persone che adempiono al loro dovere con la massima correttezza» afferma il ministro della Giustizia Paola Severino alla quale lunedì scorso, insieme al sindaco di Roma Gianni Alemanno, era stata inviata un’altra busta con bossoli. «Non basterà un proiettile a farci cambiare idea sulla manovra» dice Casini. «Sono tempi difficili — scrive la Slc Cgil del Corriere — e c’è bisogno di tutto tranne che di farneticanti provocazioni» che preoccupano «anche perché prendono di mira l’informazione». Anche Domenico Scilipoti, il segretario di Popolo e Territorio, dice che la «violenza è da condannare», ma poi aggiunge: «Il popolo capisce tutto ed è stanco di parole dette a caso come equità e rigore alle quali fanno seguito solo tasse e aumenti». Umberto Bossi, invece, prova a fare l’ironico: «Le avrà mandate il presidente della Repubblica». Le minacce di ieri seguono i pacchi esplosivi contro Equitalia. Massimo D’Alema — presidente del Copasir — invita a mantenere la calma: «Sono episodi preoccupanti, ma non spargiamo allarmismi, non c’è un’ondata di terrorismo».
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