Damasco, gli oppositori incontrano la delegazione araba

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La missione è una delle tappe del piano di mediazione per uscire dalla crisi proposto dalla Lega araba. Prevede la fine delle violenze, la liberazione dei detenuti, il ritiro dell’esercito dalle città  e la libera circolazione nel paese per gli osservatori arabi e per la stampa. Ieri, sei ispettori hanno deciso di trascorrere la notte nella città  di Homs, mentre il capo della delegazione, il generale sudanese Muhammad al Dabi ha fatto ritorno a Damasco. «Finora, tutte le parti in campo, compreso il governo siriano, stanno collaborando con noi», ha dichiarato al Dabi. Una leadership, quella di al Dabi (uomo di fiducia del presidente sudanese Omar al-Bashir, accusato di «genocidio» dalla Corte penale internazionale per il conflitto in Darfur), contestata da alcune Ong come Emough Project.
«La comunità  internazionale vigilerà  con particolare attenzione per evitare ogni tentativo di manipolazione che il regime potrebbe mettere in atto», ha messo in guardia la Francia. «La Lega Araba dovrebbe andare all’Onu e imporre una no-fly zone sulla Siria», ha scritto su Twitter l’ex premier libanese Saad Hariri. E qualora la Russia dovesse porre il veto al Consiglio di sicurezza si dovrebbe attivare «una forza congiunta con la Turchia». Secondo Hariri, leader del movimento al-Mustaqbal (Il Futuro), Assad pensa di «beffare la Lega araba e il mondo», ma la sua fine «è vicina». Anche per il giornale israeliano Maariv Assad sarebbe senza speranze e starebbe pensando a un esilio in Russia. Per questo – scrive Maariv – il vicepresidente siriano Faruk al-Sharaa si è recato a Mosca a metà  dicembre, dov’è stato ricevuto dal ministro degli esteri russo Serghei Lavrov. 
Ieri, gli oppositori hanno incontrato a Homs gli osservatori arabi. Nonostante i colpi d’arma da fuoco esplosi a poca distanza, la delegazione ha visitato anche il quartiere di Bab Amro, dove il giorno prima sarebbero stati uccisi 30 civili. Ieri i carri armati si sono ritirati da Homs, e nella città  si sono svolte anche manifestazioni a favore del regime. Gli attivisti hanno detto di aver manifestato in 70.000. Secondo l’agenzia governativa Sanaa, nei pressi di Homs, un gruppo terroristico ha sabotato un gasdotto, mentre al confine turco, «le forze speciali hanno ucciso diverse persone e sequestrato armi e documenti falsi».


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