Dall’estrema destra a Formigoni ascesa e caduta del rà s di Brescia

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MILANO – Franco Nicoli Cristiani, 68 anni, a Brescia, da tempo è considerato un rà s. Un uomo che conta nella galassia formigoniana, pur essendo un berluscones doc. Sposato e padre di due figli, per tutti è noto come il “cinghialone”. Dal soprannome che gli hanno affibbiato i compagni di partito, per via della sua mole da orco delle favole. Altri, preferiscono chiamarlo «il ghiro» per la sua abitudine a frequenti pennichelle anche durante le sedute del Consiglio regionale. Spesso dopo aver pranzato e bevuto in un noto ristorante vicino alla Regione. Dall’estrema destra a braccio destro di Roberto Formigoni, come racconta lui stesso nella sua biografia: «La politica è passione». Dagli anni della goliardia al governo di Regione Lombardia, con prefazione di Paolo Del Debbio. «Capisco quelli che mi dicevano che per far politica occorre il cervello, ma soprattutto il fisico – scrive nella sua autobiografia – Ogni sera torno a casa stravolto. Spesso mi chiedo ma chi me lo fa fare. Ma è più forte di me». Berlusconiano dalla prima ora. Prima con Forza Italia dalla nascita nel 1994 e poi nel Pdl. Sempre al fianco del Cavaliere. Mai rinnegando, però, gli anni in cui si faceva fotografare esibendo al bavero della giacca un piccolo stemma della Falange franchista. Gli stessi in cui scriveva sulla rivista di estrema destra la «Riscossa» e aderiva a Pavia a un’associazione goliardica finita nel 1968.
Trascorso un lungo periodo lontano dalla scena politica, nel quale si laurea a Padova in Scienze Politiche, lavora come piccolo imprenditore nel settore della distribuzione del gas, fondando la Spas. Torna nell’agone politico folgorato dalla discesa in campo di Silvio Berlusconi nel 1994. Insieme al senatore Giampiero Beccaria fonda il club di Forza Italia a Brescia. Sono gli anni in cui entra nella stanza dei bottoni del potere formigoniano. Nel 1995 diventa consigliere regionale di Forza Italia.
Nella Sesta legislatura Formigoni gli affida il delicato incarico di assessore regionale all’Ambiente. In ballo c’è, tra l’altro, la partita delle bonifiche delle discariche e dei rifiuti. Nel 2005, però, lo sposta al Commercio. Qualcuno maligna che il cambio di poltrona è stato deciso anche prevenire eventuali guai giudiziari. Ma restano solo voci. In questa legislatura Nicoli Cristiani ingaggia un duro scontro con Formigoni sul peso da riconoscere nella giunta regionale ai cosiddetti “berluscones”. Gli uomini più vicini al Cavaliere che si contrappongono nel partito azzurro lombardo al tentativo di scalata di Comunione e Liberazione. «La leadership, a qualunque livello operi nasce dalla capacità  di coinvolgere tutti nella validità  del progetto politico proposto» – scrive ancora nell’autobiografia».
Il suo nome finisce nelle cronache giudiziarie per la vicenda della discarica di Cerro Maggiore (risalente al 1995) nella quale viene coinvolto anche il governatore lombardo. Nicoli è stato condannato in appello a due anni per abuso in atti di ufficio, pena caduta in prescrizione. Nel 2008, la Cassazione annulla la condanna «perché il fatto non sussiste». Fatto sta che nel 2010 Formigoni lo esclude dalla sua nuova giunta. Per Nicoli si parla della presidenza dell’Arpa, l’agenzia regionale per l’Ambiente, ma il Pdl preferisce candidarlo alla vice presidenza del Consiglio. Ironia della sorte uno dei suoi ultimi impegni è stato il progetto di legge del Pdl sulla riduzione dei costi della politica. Ultimamente puntava sulla guida del partito. A Brescia, aveva stretto un’alleanza con l’ex ministro Mariastella Gelmini e il vice coordinatore provinciale del Pdl Giuseppe Romele per scalzare la vice coordinatrice lombarda Viviana Beccalossi.


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