Cresce l’Innovazione, Scendono i salari il «Baco» del Capitalismo americano

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È però allarmante nei numeri e nei significati. La quota di reddito nazionale americano che quest’anno andrà  in salari è del 58 per cento, la più bassa del dopoguerra: si confronta con una media del 63 per cento nei 65 anni precedenti (e con un 68 per cento nel 1947). Significa che, per stare in media, i lavoratori dipendenti americani quest’anno avrebbero dovuto guadagnare 740 miliardi di dollari in più, cinque biglietti da mille in busta paga a ognuno.
In compenso, i profitti, che nel 1947 erano il 27 per cento del reddito nazionale, sono oggi al massimo storico del 37 per cento. Con due corollari interessanti. Durante le recessioni, i profitti sono sempre calati, perché le imprese li comprimevano per mantenere quote di mercato: ma non nella recessione 2008-2009, quando anzi è successo il contrario. Secondo, le innovazioni tecnologiche in passato davano una spinta ai salari e al reddito delle classi medie: successe ad esempio con l’inizio dei voli commerciali a fine anni Cinquanta e con l’introduzione della tv a colori nel 1965. Oggi accade il contrario: quando Bill Gates lanciò Windows 3.0 nel 1990, usato soprattutto negli uffici e nei processi produttivi, la quota dei salari iniziò a scendere. I numeri si riferiscono all’America, ma la tendenza vale per tutto l’Occidente, Italia compresa. E solo in parte è compensata dalla maggiore diffusione degli investimenti, anche dei ceti medi, in Borsa e in strumenti finanziari.
Le ragioni sono molte: globalizzazione, innovazioni tecnologiche, disoccupazione in crescita, stock-option. Se però esistessero ancora studiosi marxisti potrebbero dire che il capitalismo moderno sta erodendo il suo capitale, il lavoro.


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