Corsa contro il tempo per la nuova FonSai

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MILANO – Corsa contro il tempo per ristrutturare la Fonsai. Mentre Standard & Poor’s (da BB+ a B) ha tagliato ulteriormente il suo giudizio sulla solidità  del gruppo e il mercato continua a punire il titolo (un altro meno 2,8% in Borsa), il dg Piergiorgio Peluso e la sua squadra lavorano al nuovo aumento di capitale e al piano di riassetto che dovrebbe attirare nuovi soci. 
Il piano propedeutico all’aumento concluso la scorsa estate stilato dall’ad Emanuele Erbetta prevedeva che Fonsai avrebbe chiuso il 2011 con 50 milioni di utili, ma Peluso ha chiesto e ottenuto una maxipulizia di bilancio che ha portato il gruppo a un rosso di 950 milioni. Così il direttore generale di Fonsai, oltre che adempiere alle richieste dell’Isvap, dovrà  formulare un progetto credibile e capace di attrarre nuovi investitori pronti a sottoscrivere una bella fetta dei 750 milioni di aumento da concludere in primavera. 
Ieri si è svolto un consiglio interlocutorio, per terminare l’odg di quello del 23 e fissare l’agenda 2012. Il 27 gennaio è convocato il cda per il piano industriale e per Fonsai vorrebbe già  aver trovato un nuovo partner. «Fondiaria Sai piace – ha detto ieri Paolo Ligresti – c’è stato interesse da diverse parti». E in primis ci sarebbe il fondo Clessidra, ma si lavora in cerca anche di un partner industriale. Entro febbraio verrà  poi fissato il cda per il bilancio e i dettagli della ricapitalizzazione, che dovrà  essere approvata dall’assemblea straordinaria che si terrà  a metà  aprile. Ma anche ai piani alti di Premafin le banche starebbero lavorando per cercare un nuovo socio, a cui affidare la gestione del pacchetto di controllo di Fonsai. Chi fosse disponibile a iniettare nuove risorse riceverebbe l’appoggio di Unicredit, Mediobanca, Bpm e degli altri creditori, che a quel punto sarebbero pronti a riscadenziare i 300 milioni di passività  della holding. A quel punto anche Premafin dovrebbe varare una ricapitalizzazione da almeno 220 milioni, con cui aderire a quella della controllata. Quel che è certo è che Sinergia e Imco, le holding della famiglia Ligresti, non hanno più risorse da iniettare nella finanziaria che controlla il 35% di Fonsai. Ma non è detto che i nuovi soci offshore, o il finanziere Vincent Bolloré (ha il 5% di Premafin) non siano disposti a sottoscrivere un suo eventuale aumento. La Consob intanto sta cercando di andare a fondo e ricostruire chi si nasconde dietro i due trust delle Bahamas (Heritage e Ever green) che insieme detengono il 20% tondo di Premafin.


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