Compromesso che premia la scelta interna ma il nuovo assetto potrebbe non durare
MILANO – Vista dall’esterno la prima partita del potere economico del governo Monti si è conclusa con un grande compromesso e senza soluzioni di rottura. Il premier – che quando aveva parlato pubblicamente di Finmeccanica aveva auspicato una soluzione interna alla bufera giudiziaria che ha investito il vertice – si è speso favorevolmente per il rafforzamento dell’ad Giuseppe Orsi, manager proveniente dalla controlla AgustaWestland e catapultato al vertice appena otto mesi fa con il sostegno della Lega nord. Dal canto suo il neo viceministro all’Economia Vittorio Grilli, ha giocato un ruolo di rilievo nel sostenere l’ingresso del dg Alessandro Pansa nel consiglio di amministrazione. A farne le spese, per il momento, l’Ammiraglio Venturoni che alla vigilia era il più accreditato a prendere il posto di Guarguaglini, e le forze politiche che sostenevano altri candidati. Come il Fli che probabilmente contava sull’ingresso di Gianni De Gennaro in qualità di presidente di garanzia.
Tuttavia a molti osservatori il nuovo assetto uscito dal cda di Finmeccanica di ieri non sembra ancora quello definitivo. E per una serie di ragioni. In primis quella che l’accoppiata Orsi-Pansa non pare viaggiare compatta sulla stessa linea di condotta manageriale. Lo si è visto quando si è trattato di dover decidere sulle svalutazioni di bilancio da presentare alla comunità finanziaria. Orsi è riuscito a imporre la linea più draconiana (il titolo ha perso il 20% in un giorno) mentre Pansa caldeggiava un atteggiamento più morbido e Guarguaglini era assolutamente contrario ad ammettere errori. Allo stesso modo sul delicato tema delle dismissioni, Orsi si è distinto per una vendita accelerata di Ansaldo Breda, Ansaldo Sts e Avio per concentrarsi sul core business della difesa e dell’aereonautica mentre Pansa ha avviato trattative con il fondo strategico della Cdp volto a mantenere in mani italiane aziende con una valenza industriale forte. Inoltre, secondo fonti bene informate, la soluzione di ieri risponde a diverse esigenze, tra cui quella di Orsi di far firmare il bilancio 2011 a Pansa. L’ingresso in cda di quest’ultimo, poi, cooptato in sostituzione di Guarguaglini, può diventare un’arma a doppio taglio nel momento in cui dovrà essere riconfermato dalla prossima assemblea. E allo stesso tempo la figura di un presidente-amministratore delegato che accentra su di sé tutte le deleghe operative, come risulta Orsi da ieri, rappresenta un unicum nel panorama italiano. La figura del chairman di garanzia innestato sopra un amministratore delegato è invece la soluzione a cui tutti sembrano tendere. A ciò si aggiunga che Pansa, essendo stato per anni direttore finanziario e più recentemente anche direttore generale, rappresenta una continuità aziendale che è stata seriamente messa in discussione dalle inchieste della magistratura e che ha portato al sacrificio del presidente. Mentre lo stesso Orsi è rincorso dai rumors che lo vogliono in qualche modo coinvolto dai risvolti delle inchieste giudiziarie. Dunque la situazione appare ancora molto fluida e non si può escludere che possa ancora evolvere. Decisivi saranno i prossimi mesi in vista dell’assemblea che dovrà approvare il bilancio nei quali si testerà sul campo la tenuta del nuovo assetto manageriale. Così come dovrà reggere alla prova del tempo la cabina di regia del ministero dell’Economia orfana di Giulio Tremonti con il ministro Monti che detta le linee per gli interventi nelle partecipate e Grilli che se ne occupa dal punto di vista operativo con il bagaglio di esperienza che gli deriva dagli anni alla direzione generale del Tesoro. Una cabina, al momento, abbastanza impermeabile ai venti della politica e coerente con la natura tecnica del governo.
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