Centomila donne nelle piazze di tutta Italia “Il governo è cambiato, i nostri problemi no”

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ROMA – «Women got the power» cantano migliaia di donne arrivate in piazza del Popolo da tutt’Italia. Convinte di poter fare la differenza, persuase che senza di loro dalla crisi non se ne esce. Sono studentesse e precarie ma la maggioranza sono donne dai volti vissuti, con genitori e figli di cui occuparsi dopo l’ufficio perché i servizi sono stati tagliati, sono lavoratrici che la pensione rischiano di non vederla mai. Chiedono un futuro che ancora una volta non imponga di scegliere tra bambini e lavoro, vogliono contare in politica e avere metà  del Parlamento al femminile, domandano la cittadinanza per chi nasce qui e un welfare che funzioni se si vuole alzare l’età  pensionabile.
Torna in piazza il movimento «Se non ora quando» che a febbraio vide in strada un milione di persone in tutto il paese per rivendicare la dignità  dell’altra metà  del cielo e chiedere le dimissioni di Berlusconi. Ecco di nuovo il movimento delle donne, è tornato per presentare, sull’onda dello slogan «Se non le donne chi?», richieste e critiche al premier Monti.
«Siamo in piazza perché il governo è cambiato ma la situazione delle donne no. Le donne hanno tenuto in piedi il paese per anni compensando le mancanze dello Stato, ora chiediamo al governo di metterci al centro dello sviluppo. Ripensando al welfare che non è una spesa ma un investimento».
Cristina Comencini, regista scrittrice, tra le promotrici della manifestazione guarda soddisfatta la piazza che si riempie – alla fine gli organizzatori parlano di ventimila presenze a Roma e centomila in tutt’Italia. Sul palco si alternano brani musicali e interventi, sono testimonianze, proposte per «appianare le differenze tra uomini e donne, uguali solo nei sacrifici». Per cercare di cambiare un paese dove gli uomini guadagnano il 30 per cento più delle colleghe, dove ritrovarsi in lista alle elezioni è un’impresa, dove sono «le donne a fare il welfare che non c’è»
Donne come Angelica. Archeologa ora insegnante precaria, due figlie e un posto all’asilo trovato solo perché ha un marito invalido, non rinuncia a lottare: «Sono venuta sperando serva a creare un futuro migliore per le mie bambine, sognare di fare le scienziate». Donne precarie a 53 anni come Roberta Montanari, un impiego con gli anziani: è stanca di «dover come tutte le donne sopperire alle mancanze dello Stato sociale».
Le da ragione Livia Turco del Pd: «Non devono essere le donne a pagare così pesantemente la crisi. Chiediamo al ministro Fornero di reinvestire nei servizi sociali». Rincara la dose la sociologa Chiara Saraceno che non ci sta all’innalzamento dell’età  della pensione femminile. «Senza riequilibrare le responsabilità  nel lavoro di cura è un provvedimento miope e ingiusto. Lascia tutte le responsabilità  e i costi sulle spalle delle donne, delle più vecchie come delle più giovani».
Ragazze ventenni come Anastasia, Marianella e Viola, arrivate qui da Puglia e Toscana, in mezzo ad un mare di over quaranta, «perché bisogna esserci, al di là  della retorica». Loro sognano un Parlamento metà  al femminile: «Sarebbe già  così se si puntasse sulla meritocrazia». E le donne della politica, quelle che ce l’hanno fatta, ci sono in piazza, arrivate da opposti schieramenti: oltre a Paola Concia e Livia turco del Pd, Bongiorno e Perina del Fli, anche loro a raccontare con la loro presenza la voglia di cambiare. In mezzo alla folla Susanna Camusso, leader Cgil dura sui provvedimenti del governo: «Speravamo in una discontinuità  nella discriminazione delle donne che non c’è stata», dice ribadendo la necessità  di provvedimenti forti per il rilancio del lavoro femminile. Convinta che «queste donne non sono di destra o sinistra, ma semplicemente convinte che siano ingiusti i provvedimenti del governo e persuase di essere fondamentali per l’economia del paese». Sul palco, dopo l’orchestra sinfonica di “Europa musica”, cala il sole mentre la folla batte le mani a Emma, idolo dei teenagers, a Paola Turci e Marina Rei. Voci forti che trascinano e fanno cantare “People got the power”, riformulata per l’occasione in “Women got the power”. Le donne hanno il potere. «Se non ora, quando?».


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