by Editore | 28 Dicembre 2011 8:26
Ne ha dato notizia Domenico Ievoli, amministratore delegato della Marnavi. «I pirati sono a bordo ma noi stiamo tutti bene», ha detto al telefono Agostino Musumeci, il comandante della nave, all’armatore.
La Farnesina ha comunicato che «segue da vicino» gli sviluppi della vicenda attraverso l’Unità di crisi: in stretto contatto con la Marina militare e «in stretto contatto con i familiari» dei marinai sequestrati, secondo «le indicazioni del ministro degli Esteri Giulio Terzi».
Rita Musumeci, moglie del comandante della Ievoli, ha invece dichiarato: «È assurdo che a darmi le notizie siano i giornalisti. Dalla Farnesina non ci informa nessuno. E i familiari degli altri componenti l’equipaggio sono esattamente nelle mie condizioni. In casi simili, anche solo una parola di conforto è d’aiuto».
Nel corso della giornata, il figlio del comandante, Agostino Musumeci, ha però smorzato i toni, sostenendo di aver ricevuto notizie dalla Farnesina. «Mio padre conosceva i rischi di quella rotta. Aveva sempre detto che sarebbe potuto succedere. È un comandante esperto e non ha mai voluto rifiutare gli incarichi della società . Speriamo che queste persone abbiano una coscienza e gli permettano di chiamarci per tranquillizzarci, sentendo la sua voce».
Un sequestro «a scopo di estorsione», perché la nave trasportava «materiale di scarso valore e difficile da sottrarre», secondo Gennaro Evoli, vicepresidente della Marnavi, che ha aggiunto: «Li riporteremo a casa senza neanche un graffio. È la nostra missione, non molleremo l’osso facilmente». La Ievoli ha dichiarato di avere a bordo un carico di «circa 15.750 tonnellate di soda caustica» e che, partita da Fujairah, era diretta nel Mediterraneo.
A bordo della petroliera, che ha una capienza di oltre 15.000 tonnellate, vi sono 18 membri dell’equipaggio, sei italiani, cinque ukraini e sette indiani. La nave era già stata bersaglio dei pirati nel marzo del 2006 al largo delle coste yemenite. Allora, il comandante era riuscito a dare l’allarme, e l’intervento di un’unità della Marina italiana, di pattuglia nella zona, aveva messo in fuga gli assalitori. Questa volta, però, i pirati hanno attaccato all’alba, riuscendo nell’impresa.
Il 21 dicembre, era stato liberato l’equipaggio di un’altra petroliera italiana, la Savina Caylyn, rimasta nelle mani dei pirati somali per 11 mesi. In quell’occasione, si era parlato di un riscatto di 11,5 milioni di dollari, ma la Farnesina aveva smentito. Un mese prima, era tornato a casa anche l’equipaggio della Rosalia D’Amato: 21 uomini (15 filippini e sei italiani), sequestrati il 21 aprile dai pirati somali al largo di Oman.
Nonostante la militarizzazione delle acque, dovuta ai pattugliamenti internazionali, I pirati somali, che si spingono fino al mar Rosso e nell’oceano Indiano, hanno effettuato il 56% dei 352 sequestri registrati nel mondo da gennaio a settembre.
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