Bossi jr: “Calunnie su droga e festini”

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BRESCIA – «Spero non sia vero», dice l’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni. «La Lega che conosco è fatta di persone oneste che combattono tutti i giorni per i valori che ci ha trasmesso Umberto Bossi e che soffrono terribilmente quando vedono articoli così». L’ex ministro dell’Interno commenta freddamente con queste parole, sul suo profilo Facebook, le anticipazioni – riportate ieri da Repubblica – sull’indagine giudiziaria in corso a Brescia su alcune persone vicine a Renzo Bossi, consigliere regionale lombardo (non indagato). Di diverso tenore la reazione di Roberto Calderoli: «E’ un buon segnale, vuol dire che nei sondaggi siamo molto alti, perchè, quando si ricevono attacchi così meschini, è chiaro che la Lega fa paura e si cerca di attaccare la famiglia».
L’inchiesta – condotta dai carabinieri del comando provinciale e dagli uomini della Guardia di Finanza – ruota attorno a Alessandro Uggeri, fidanzato dell’assessore regionale allo Sport Monica Rizzi (a sua volta già  indagata dalla Procura in due diversi procedimenti): l’imprenditore – secondo gli accertamenti degli investigatori – sarebbe al centro di una frode fiscale e di un giro di feste con escort e cocaina organizzate nella sua villa di Roé Volciano (vicino a Salò); feste alle quali avrebbe preso parte anche Bossi jr. 
Il figlio del leader della Lega, che nel 2010 grazie anche all’appoggio di Rizzi e di Uggeri è stato eletto proprio nella circoscrizione di Brescia al Consiglio regionale lombardo, respinge le accuse. «Io non c’entro. Conosco Monica Rizzi da 20 anni e durante la campagna elettorale delle Regionali del 2010 è stata la persona che mi ha seguito passo per passo, ospitandomi presso la sua abitazione per motivi organizzativi. Ma – spiega – il mio quartier generale era a Brescia e non a Roé Volciano, a casa dell’assessore». La casa in questione, in realtà , è di Uggeri. E cioè l’amico che del Trota, l’anno scorso, è diventato una specie di ombra (bodyguard, autista, factotum), oltreché compagno di scorribande notturne. 
Bossi, forse per prudenza, nella sua replica lo nomina solo in un breve passaggio. Nega di essere suo socio in qualsivoglia sua società  e nega – «sono calunnie» – di avere partecipato a «feste e festini». Sulla vicenda il consigliere regionale aggiunge: «Sapevo che sarebbe uscita questa notizia perché era stata anticipata a me, a papà  e all’ex ministro Calderoli alla vigilia della prima seduta del parlamento della Padania». Bossi ipotizza anche che la diffusione dell’indagine di Brescia sia frutto di notizie «confezionate ad hoc in un dossier scritto e consegnato alla stampa». Ironia del caso: uno dei due fascicoli (pm Fabio Salamone) nei quali è indagata l’assessore Rizzi riguarda proprio un dossier che – stando alle accuse – sarebbe stato fabbricato dalla stessa Rizzi, con l’aiuto di un finanziere, per favorire Bossi jr alle elezioni, eliminando altri due candidati dalle liste del Carroccio. Un altro fascicolo – in mano al pm Leonardo Lesti – è stato aperto per la finta laurea in psicologia vantata nel suo curriculum dall’assessore regionale (accusata di usurpazione del titolo e esercizio della professione). 
Alessandro Diddi, il legale di Uggeri e della Rizzi, spiega in una nota che i suoi clienti si dichiarano del tutto estranei ai fatti citati e increduli per il modo attraverso il quale si è ritenuto di affrontare temi tanto denigratori quali «feste e festini tutte sex & coca». Uggeri e Rizzi – fa sapere il loro difensore – richiederanno un incontro con il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Brescia per essere ascoltati.


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PALERMO — Testimonianza ammissibile e non superflua, proprio come dicevano loro. Quindi ammessa. Per i quattro pubblici ministeri schierati sul banco dell’accusa — ieri la formazione era al gran completo: il procuratore aggiunto Teresi e i sostituti Di Matteo, Del Bene e Tartaglia — è un successo.

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