Bce, boccata d’ossigeno per le banche europee

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MILANO – Un mare di liquidità  dalla Bce; una quantità  persino maggiore dell’altra operazione monstre, del giugno 2009, quando la Bce erogò 442 miliardi di prestiti a un anno. Stavolta la Banca centrale ha servito il sistema con 489 miliardi di euro in contanti, per la durata di tre anni e al tasso dell’1%, a fronte di un numero di titoli (i cosiddetti collaterali) dati dalle banche all’istituto centrale, più ampli del passato e per un periodo più lungo, tre anni. Gli istituti di credito che hanno attinto a piene mani a questo fiume di soldi sono stati 523, tra cui 14 banche italiane che hanno chiesto complessivamente 116 miliardi di euro; per 40 dei quali hanno portato alla Bce i nuovissimi bond con la garanzia dello Stato.
Dunque, la Banca centrale scende in campo contro la stretta creditizia, il cosiddetto credit crunch, mettendo sul piatto 210 miliardi di denaro aggiuntivo rispetto alle aste appena scadute (di durata più breve) e alzando del 30% l’asticella della liquidità  mediamente pompata nel sistema nelle aste precedenti. Le stesse attese del mercato erano per un’asta nell’ordine di 300 miliardi di euro. Il prossimo appuntamento è per il 28 febbraio, quando si terrà  una nuova asta a tre anni.
Ma almeno ieri i mercati non hanno festeggiato questa iniezione di liquidità , certo non insperata ma superiore alle più rosee scommesse degli operatori. E infatti le Borse hanno stornato (meno 0,82% Parigi, meno 0,95% Francoforte, meno 0,55% Londra, mentre Piazza Affari ha lasciato sul terreno lo 0,97% dell’indice Ftse Mib). L’euro invece ha terminato a quota 1,3052 dollari contro gli 1,3074 del giorno prima (e una fiammata a quota 1,3198). Ancor più frustrante, se possibile, l’andamento del differenziale tra il Btp e il Bund, che ha chiuso a 485,4 punti per i titoli a dieci anni, segnando un deciso rialzo rispetto ai 465 punti della vigilia, con un rendimento salito al 6,79% dal 6,61% del giorno prima, mentre l’euro.
Un po’ per confermare il detto di Borsa (compra sulle voci, vendi sulla notizia e infatti nei giorni scorsi la curva dei rendimenti italiani si era assestata, correggendo l’anomalia dei rendimenti superiori nelle scadenze brevi) ieri non ci sono stati festeggiamenti. Secondo gli operatori, comunque, la domanda di fondo è cosa faranno le banche con questa liquidità : se la impiegheranno per le proprie esigenze di denaro o se si compereranno titoli del debito pubblico (dando così sollievo alle esigenze di rifinanziamento dello Stato) o ancora se si allenteranno i cordoni della Borsa, nei prestiti alle imprese.
Un primo test ci sarà  a brevissimo: il 28 e il 29 dicembre saranno messi all’asta titoli italiani a breve (Bot) ma anche a medio-lungo termine. Ma la partita grossa si gioca ovviamente nel primo trimestre 2012 (e oltre): secondo i calcoli del Credit Suisse, le banche dell’eurozona dovranno rinnovare propri titoli in scadenza da gennaio a marzo 2012 per circa 130 miliardi di euro. Altre simulazioni ritengono che le quattro maggiori banche francesi, Bnp Paribas, Société Générale, Credit Agricole e Bpce, devono reperire sul mercato 37 miliardi di euro entro la stessa data.


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