Bagnasco: sì al confronto sull’Ici nessuna cresta sull’8 per mille

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I vescovi italiano guadagnano solo 1.300 euro al mese e dunque «non fanno la cresta» sui soldi che arrivano alla Chiesa dall’otto per mille. Il cardinale Angelo Bagnasco replica alle polemiche e torna a parlare di soldi pubblici e sgravi fiscali a favore della Chiesa. Parla all’Università  Gregoriana sia dei soldi che arrivano dalle dichiarazione dei redditi degli italiani, sia del pagamento dell’Ici sugli immobili ecclesiastici destinati ad attività  commerciali. E su questo punto il presidente della Cei ribadisce da un lato che la Chiesa paga l’Ici e dunque gli attacchi «sono senza fondamento». Dall’altro lato Bagnasco ripete che ci sono magari casi di i vescovi italiani sono «disposti a valutare la chiarezza delle formule normative vigenti, con riferimento a tutto il mondo dei soggetti e delle attività  non profit oggetto dell’attuale esenzione». 
Una disponibilità  che sembra tenere conto dell’ordine del giorno approvato venerdì dalla Camera con parere favorevole del governo che chiede di «definire» la questione degli edifici utilizzati parzialmente per fini commerciali. Un’Ipotesi che non preoccupa Bagnasco, interessato invece a fare sapere che è stato avviato un dialogo con il governo. 
Ma ieri il presidente della Cei ha voluto rispondere anche a chi attacca la Chiesa sui soldi che arrivano dalle dichiarazioni dei redditi. E dice: «Ho letto che riceviamo 1 miliardo di euro, spendiamo 350 milioni per gli stipendi e il resto è cresta». Bagnasco vuole replicare proprio su questo punto. «Certamente – dice – non esiste la cresta dei vescovi perché tutto il resto dell’otto per mille che non è destinato al sostentamento del clero va per la carità , in Italia e all’estero, per opere di solidarietà  che la Chiesa fa da sempre. E va anche per opere pastorali, oratori e manutenzione delle chiese». 
In tempi di polemiche feroci sulla casta e i suoi stipendi, il presidente della Cei rivela che «tutto è trasparente e rendicontato come risulta dai rendiconti pubblici che sono sul sito Internet della Cei. Le cifre sono sotto gli occhi di tutti, i nostri stipendi sono dell’ordine di circa 1.300 euro anche se qualcuno di molto autorevole dice che sono troppo modesti, per noi sono più che sufficienti e ringraziamo il Signore».
Precisazioni e spiegazioni che mirano a bloccare quelle che il cardinale Bagnasco definisce dosi consistenti di «disinformazione». Ma l’obiettivo non sembra essere stato centrato. Se Pier Ferdinando Casini dice che la Chiesa deve pagare l’Ici come tutti e la paga. Per cui è una finta polemica, non si capisce di cosa discutiamo», altri tornano all’attacco. Passata la festa, gabbato lo santo – attacca Mario Staderini – . Quando la pressione dell’opinione pubblica metteva paura, Bagnasco faceva aperture e ammetteva l’esistenza di un problema. Ora che in Parlamento il pericolo è scampato, – conclude il segretario di Radicali italiani – torna a pontificare e alzare il muro di gomma». Maurizio Gasparri parla di «attacco alla Chiesa», mentre Oriano Giovanelli del Pd condivide con Bagnasco la necessità  di «fare chiarezza».


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