by Editore | 27 Dicembre 2011 7:22
Poi mi hanno spiegato che ce n’era una, in via del Popolo: se capitava un cliente, forestiero, il libraio lo sogguardava, con diffidente stupore. Chiusa per fallimento, da più di un anno. Diciamo che il leggere non si concilia con il correre e qui sotto la nebbia che esala dal Ticino, è un correre continuo e affannoso. Tribù fameliche giungono dalle province venete e dalla Calabria; sui prati che videro galoppare i falconieri di Francesco Sforza sorgono, nel consueto disordine, baracche, villette e condomini; negli invasi delle risaie crescono i pioppi di pelle bianca e va spegnendosi il grido del sorvegliante “piantè ben tosann”. Ora anche i braccianti della Lomellina si inurbano in questa Vigevano dove i contadini possono diventare ciabattini e i ciabattini industriali nel volgere di poche settimane. Avanti popolo, la ricchezza è a portata di mano di fallimento non si muore e se va bene va bene, il denaro circola, il disoccupato manca, le boutiques, i negozi di primizie, i fiorai sono gli stessi di via Montenapoleone e più cari, gli elettrodomestici e le automobili si vendono che è un piacere. “Ma dice sul serio? Neanche una libreria?” “Dico sul serio, non c’è”. (Giorgio Bocca, reportage per «Il Giorno»; 14 gennaio 1962)
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