Articolo 18, retromarcia della Fornero “Lasciamolo stare, è l’ultimo problema”

by Sergio Segio | 22 Dicembre 2011 8:34

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ROMA – «Ci vuole l’antibiotico e ci vuole il ricostituente», ovvero i tagli alla spesa e le riforme, ma tra queste Elsa Fornero non mette più, almeno per ora, la modifica dell’articolo 18. Dopo giorni di polemiche feroci, di sindacati sul piede di guerra, il ministro del Lavoro frena: «Allora vogliamo lasciarlo stare questo articolo 18? Io sono pronta a dire che neanche lo conosco. Non l’ho mai visto. C’è tanto da fare prima di arrivare lì». Quindi, la libertà  di licenziare arriverà  per ultima nell’ammodernamento del mercato del lavoro. In tv a Porta a porta, Fornero rassicura sulla volontà  del governo di confrontarsi: «Vogliamo discutere di riforme con tutti, con Bindi, Lupi, Bonanni e persino con Camusso». Aggiunge: «Non ho nulla in mente sull’articolo 18, sono caduta in trappola…». Poiché il ministro la proposta l’aveva lanciata in un’intervista sul Corriere della sera, il direttore Ferruccio De Bortoli immediatamente replica, via Twitter: «È caduta nella trappola di se stessa». Rettifica da Fornero: «Non mi riferivo al Corriere» .
Comunque, la questione è rinviata. L’articolo 18 aveva messo a rischio il governo. Pier Luigi Bersani ne parla nelle due ore di colloquio a Palazzo Chigi con Monti, e poco prima il segretario del Pd aveva dichiarato: «Partire dall’articolo 18 è roba da matti, il governo deve capirlo e lo capirà , altrimenti…». Un alt senza mezzi termini che Nichi Vendola, il leader di Sel, loda. E del resto, Bersani discute con il premier in concreto delle misure per la crescita. «Qualcuno in giro pensa che licenziando si crei meglio lavoro, questa è un’assurdità  e non credo sia assolutamente nelle intenzioni del governo», dice. A calmare le acque ci prova lo stesso Monti che a fine giornata dichiara: «Il tema dell’articolo 18 c’è, per noi esiste ed è anche importante, ma non è centrale, né unico».
Nell’immediato c’è il decreto “salva Italia” da varare. La manovra avrà  oggi al Senato il via libera definitivo con la fiducia-bis. Nell’aula di Palazzo Madama l’avvio (e la fine) della discussione ieri, è segnato dalla gazzarra leghista. Il Carroccio pone la pregiudiziale di costituzionalità , accompagnata dall’attacco alzo zero dell’ex ministro Roberto Calderoli. Rivolgendosi al presidente del Consiglio, che chiama «ragionier Monti», Calderoli insiste: «Si ritiri, dia le dimissioni, torniamo a votare. Diversamente ci sarà  tanta gente, operai, pensionati, che la verranno a prendere a casa». Però l’accusa più pesante è quella che il Carroccio indirizza anche al Quirinale: «Il governo Monti è un golpe, non è stato votato dal popolo. Napolitano può dire quello che vuole. Questa manovra ammazza il paese, la Padania è dissanguata». La pregiudiziale leghista infine viene bocciata. Lo show del Carroccio continua con un’altra bagarre. Stefano Ceccanti, pd, ricorda a Calderoli che pure loro erano per una continuazione della legislatura post Berlusconi, tanto da avere proposto Alfano premier. Anna Finocchiaro, la capogruppo democratica: «La Lega prova a rifarsi la verginità ».
Non voteranno la manovra oggi i dipietristi. Il presidente dei senatori, Felice Belisario definisce «ormai politico» il governo dei professori. Manovra «iniqua» per l’Anci, l’associazione dei Comuni, che annuncia una manifestazione a febbraio a Roma. «Falso dire che non è equa – osserva Fornero – ha l’equità  realizzabile». In tv al ministro del Lavoro mostrano un tweet nel quale confessa di essere stanca e sul punto di dimettersi. È falso. «Sono stanca, sì ma mi basta una passeggiata in campagna». Monti interverrà  sulla manovra stamani in Senato. Grilli, il vice ministro all’Economia, lancia la palla oltre la manovra: «Le prossime misure saranno di grande impatto nella vita dei cittadini».

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