by Sergio Segio | 14 Dicembre 2011 8:06
All’indomani dell’apertura delle urne per il rinnovo dei consigli municipali in tutto il paese, la giornata di violenza è cominciata prima dell’alba con la notizia dell’esplosione di un tratto di un gasdotto vicino alla città di Rastan, nella regione centrale di Homs: poco lontano dal luogo in cui, giovedì scorso, si era verificato il sabotaggio contro un oleodotto. «In un’operazione di sabotaggio, un gruppo terrorista armato ha fatto esplodere un gasdotto nei pressi di Rastan, a Homs, senza provocare vittime», aveva comunicato l’Agenzia di stato Sana: subito smentita dagli oppositori, secondo i quali «né i rivoluzionari, né i disertori hannoresponsabilità nell’esplosione». La responsabilità , secondo gli attivisti, sarebbe invece da attribuire al regime, che avrebbe così potuto motivare «i bombardamenti di Rastan». La Sana ha comunicato che, le guardie di frontiera hanno sventato un tentativo di ingresso nel paese di 15 uomini armati provenienti dal territorio turco. Nello scontro, due terroristi sono stati uccisi mentre non si registrano feriti o uccisi tra le guardie di frontiera. La Turchia ha nuovamente smentito ogni coinvolgimento, negando di aver mai autorizzato azioni militari a partire dal proprio territorio. Ieri, l’Alto Commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, ha riferito in una riunione a porte chiuse ai 15 membri del Consiglio di sicurezza dedicata alla situazione Siria. «In agosto avevo dichiarato che in Siria erano state uccise 2.500 persone. Oggi ho riferito che i morti sono oltre 5.000. La violenza deve finire», ha detto.
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