Altro che privilegi per le cooperative: “Modello d’impresa osteggiato”

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ROMA – “L’uomo per natura è un essere sociale, diceva Aristotele. Nulla di più vero e, soprattutto, di più attuale. Ce ne accorgiamo oggi, sulle macerie della crisi globale, mentre si afferma con prepotenza la necessità  di comportamenti non solo virtuosi, ma finalizzati al bene comune piuttosto che ad un interesse individuale. La cooperazione può essere una delle diverse risposte a questo bisogno. Cooperazione come capacità  di perseguire un vantaggio collettivo, palestra di democrazia economica e di partecipazione. Eppure, il paradosso è che mentre si avverte ‘bisogno’ di cooperazione, questa – intesa come modello di impresa – viene osteggiata e penalizzata”. Un vero e proprio pamphlet che intende, come recita il titolo, sfatare un luogo comune che per disattenzione, preconcetti, se non vera e propria ignoranza, riguarda il mondo della cooperazione, senza eccezioni: quello dell’essere – cioè – un sistema toccato da privilegi di carattere normativo e fiscale quando, non addirittura, contiguo e strumentale ad obiettivi ideologici e, pertanto, protette oltre ogni misura. Un sistema di cui l’autore non manca di ricordare i numeri impressionanti e spesso sottovalutati: oggi le imprese cooperative – riconosciute in valore e funzione nella Costituzione – “rappresentano una forza economica poderosa: oltre 83 mila aziende che, con 12 milioni di soci,contribuiscono a realizzare l’8% del prodotto interno lordo, certificano un fatturato di oltre 130 miliardi di euro e sono l’unica realtà  d’impresa capacedi aumentare ogni anno l’occupazione (1 milione e 400.000 addetti) in tutti isettori economici”. Il libro di Reggio, capoufficio stampa di Federcasse, l’associazione nazionale delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali italiane (400 imprese cooperative con oltre 4.000 sportelli), scritto nelle settimane successive alle manovre economiche di luglio e agosto che hanno penalizzato pesantemente la cooperazione (e le BCC) colpendo l’unica agevolazione fiscale rimasta – vale a dire gli utili accantonati a riserva, è una sorta di “istant book” che, partendo proprio dalla cronaca di quei giorni racconta come dietro simili decisioni vi siano state operazioni di disinformazione, preconcetti, volontà  di colpire un sistema comunque noncompreso appieno nella sua importanza, tanto da scatenare quello che lo stesso autore definisce una “tempesta perfetta”. “Altro che privilegi!” passa poi a raccontare dove e come sia nata, e cosa sia – nei fatti – la cooperazione, in tutte le sue espressioni di impresa. Un sistema che muove numeri importanti e che – per ilnostro Paese – si è rivelato davvero uno strumento efficace nel contrastare glieffetti più perversi della crisi. Lo dicono i numeri e i fatti, non sono storie.Da qui l’appello a proteggere e tutelare, come richiede l’articolo 45 della Costituzione, un modello partecipativo d’impresa del quale il nostro Paese,oggi, non può fare a meno. La prefazione del libro è del professor Giulio Sapelli, il quale scrive: “E’ in atto una lotta in cui non solo la cooperazione di credito, ma tutti i settori del mondo cooperativo, raccolto attorno alle fronde del grande albero del dono che corregge il mercato – così come si afferma nella Caritas in Veritate – deve combattere e vincere. Questo libro è un passo innanzi verso questa vittoria”. © Copyright Redattore Sociale


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