Abu Mazen apre l’Olp a Hamas Israele: «Una scelta gravissima»

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Hamas entra nell’Olp. Un passo cruciale per l’unità  palestinese. Khaled Meshaal, leader del movimento islamico è entrato a far parte della commissione che preparerà  le elezioni per la guida dell’Olp. Meshaal lavorerà  con il presidente dell’Autorità  nazionale palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen). «La riconciliazione è decollata. Ci potrà  volere tempo, ma abbiamo iniziato», afferma Azzam al-Ahmed, negoziatore di al-Fatah a seguito dei colloqui al Cairo tra i leader palestinesi. L’atmosfera è positiva, confermano fonti di Hamas, secondo le quali si torna adesso a parlare del ritorno nella Striscia di esponenti di Al-Fatah fuggiti nel 2007, in seguito al putsch contro Abu Mazen.
STRETTA FINALE
Allargamento dell’Olp e non solo. Un governo unitario palestinese, composto da esperti della Cisgiordania e di Gaza, sarà  varato non più tardi del gennaio 2012: questo uno dei punti concordati dalle diverse fazioni palestinesi riunitesi al Cairo negli ultimi giorni. Lo ha reso noto Fawzi Barhum, un portavoce di Hamas. Le fazioni hanno inoltre approvato la composizione di un comitato di nove personalità  presieduto dall’ex rettore dell’ Università  Bir Zeit (Cisgiordania), Hanna Nasser che dovrà  curare la organizzazione di nuove elezioni presidenziali e politiche nei Territori, nel maggio 2012. Entro la fine del gennaio 2012, secondo quanto reso noto da Barhum, gli esecutivi di Hamas a Gaza e dell’Anp a Ramallah rilasceranno inoltre tutti i detenuti politici. Da Ramallah,l’agenzia di stampa ufficiale Wafa conferma che Abu Mazen ha costituito un comitato elettorale, in vista delle elezioni presidenziali e politiche. La formazione di un governo unitario, composto da esperti e sostenuto da tutte le forze politiche, è slittata alla fine di gennaio. L’incarico di questo governo sarà  di ricucire il lungo «strappo» fra Gaza (da quattro anni sotto il governo di Hamas) e la Cisgiordania (controllata dall’Anp) e di preparare il terreno per le elezioni. Secondo alcune indiscrezioni, Abu Mazen potrebbe allora presentarsi nella doppia veste di transizione sia come presidente sia come nuovo premier dell’Anp, nominando al suo fianco due vice premier: uno di Hamas, l’altro di alFatah. Altri problemi spinosi restano comunque sul tavolo: fra questi, la liberazione dei detenuti politici in Cisgiordania e a Gaza e la fusione di tutte le forze di sicurezza sotto un’unico comando. In Cisgiordania Abu Mazen controlla fra l’altro la «Forza Deyton», armata ed addestrata dagli Usa, mentre a Gaza Hamas controlla 15-20 mila miliziani inquadrati nelle Brigate Ezzedin al-Qassam e dotati di razzi capaci di raggiungere l’hinterland meridionale di Tel Aviv. Anche se le indiscrezioni che rimbalzano dal Cairo sono scarse, molti analisti palestinesi hanno maturato la sensazione che in questi giorni la loro leadership politica stia lavorando con impegno alla riconciliazione. Questa, viene fatto notare, è anche una diretta conseguenza degli sconvolgimenti accaduti in Egitto (dove per anni Hosni Mubarak aveva mantenuto la funzione di «angelo custode» personale di Abu Mazen) e in Siria dove, secondo la stampa, il terreno ormai brucia sotto i piedi dei vertici politici diHamas.
GEUSALEMME ACCUSA
Immediata la reazione d’Israele. «Nessuno nella comunità  internazionale dovrebbe avere alcuna illusione nei confronti di Hamas. È un movimento terroristico nel suo cuore. Quando Abu Mazen fa dei passi verso Hamas, si allontana dalla pace», sostiene il portavoce del governo israeliano, Mark Regev, negando l’ipotesi che Hamas si stia spostando verso posizioni più moderate, in relazione alla riconciliazione con al-Fatah. Regev ha sottolineato che nelle celebrazioni di inizio mese il gruppo ha ribadito i suoi appelli per la distruzione dello Stato ebraico.


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