Vertice con Draghi, nasce l’agenda Monti

by Sergio Segio | 13 Novembre 2011 8:38

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ROMA – Nasce l’agenda Monti. E dunque: un decreto subito, per mettere i conti pubblici in sicurezza, con misure forti in grado di rassicurare i mercati e le istituzioni europee. Poi una serie di interventi per far crescere il paese, «insabbiato» nei suoi ritardi strutturali. Sono gli obiettivi che ha in mente il premier in pectore, dopo una serie di incontri tutti dedicati all’economia. Con il nuovo governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, per cominciare. Quindi, ieri, con il neopresidente della Bce, Mario Draghi: un colloquio di un’ora, a palazzo Giustiniani.
Fonti vicine a questi dossier non escludono una nuova manovra correttiva per centrare il pareggio di bilancio nel 2013. Danno per scontato, nel menù, le pensioni di anzianità , la reintroduzione di una imposta sulla prima casa, forse la patrimoniale, sicuramente liberalizzazioni, privatizzazioni, dismissioni. Si parla di spending review, di tagli ai costi della politica, di eliminazione dei privilegi, di sburocratizzazione della pubblica amministrazione. Più delicato un intervento sul mercato del lavoro e l’articolo 18, magari puntando sul “contratto unico” proposto da Pietro Ichino. E poi, più tutele per i giovani.
Idee per rinascere, ecco il punto. Piani per spuntare le armi della speculazione e tamponare le diffidenze crescenti dei partner, che oggi individuano nell’Italia un «punto di vulnerabilità » per la tenuta stessa dell’euro, secondo l’interpretazione che offre Draghi, dal suo nuovo osservatorio. Pur nel massimo riserbo, trapela una certa preoccupazione del presidente della Bce per la reazione dei mercati. La sua competenza e la conoscenza tecnica gli fanno temere conseguenze incontrollabili se l’Italia non si impegna a realizzare con adeguate riforme il binomio risanamento-crescita, suggerito dalla stessa Eurotower, come pure dalla Ue e dal Fmi. Senza interventi – questo il succo – la situazione può sfuggire di mano. Tanto più adesso che aumentano le resistenze dei partner sugli acquisti straordinari di titoli di Stato nazionali che costantemente effettua proprio lui, dalla tecnostruttura di Francoforte, puntellando di fatto l’Italia sballottata dalla speculazione. Operazioni specialissime, quelle sui bond, che però sono nate per soddisfare esigenze di efficienza della politica monetaria, sono a tempo e limitate negli importi. Significa che presto o tardi possono cessare, con tutte le conseguenze del caso. Bisogna quindi intervenire in fretta. Guai se domani, alla riapertura dei mercati, il paese si trovasse ancora nell’incertezza. Va invece sfruttato il senso di fiducia che il cambio politico sta ispirando agli operatori, da quando il nome di Monti s’è affacciato all’orizzonte.
SuperMarii. Raccontano che i due si siano intesi al volo, su questo delicatissimo punto. Da anni del resto condividono conoscenze e studi sulle dinamiche dell’economia. Sicuramente, pur nelle differenze dei vari ruoli che hanno ricoperto – la Commissione Ue e la Bocconi per l’uno, la direzione generale del Tesoro e la Banca d’Italia per l’altro, un’esperienza alla Goldman Sachs per entrambi – non si sono mai persi di vista. Ancora a fine ottobre, nel giorno del passaggio delle consegne tra Trichet e Draghi, Monti era a Francoforte, al party di festeggiamento, invitato per l’occasione. E a chi gli parlava, nei saloni dell’Alte Oper, sembrava lontanissimo dall’idea di caricarsi sulle spalle quel «lavoro enorme che c’è da fare», da lui stesso evocato l’altro giorno. Ma adesso almeno l’agenda c’è.

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