Un clan decimato da morte ed esilio

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APPENA giunta la notizia dell’arresto di Saif Al Islam, nelle strade di Tripoli e Bengasi la folla ha cominciato a festeggiare con un assordante concerto di clacson punteggiato da sventagliate di kalashnikov. Negli ultimi mesi, analoghe scene di giubilo si sono ripetute ogni volta che un figlio del Colonnello veniva fermato dagli insorti del Consiglio nazionale di transizione o moriva sotto le bombe dei caccia della Nato. Ieri, tuttavia, i festeggiamenti sono stati più fragorosi del solito, perché la caduta del secondogenito del raìs ha davvero segnato l’ultimo atto della decadenza del regime. Adesso il clan Gheddafiè stato davvero decimato.

Proprio un mese fa, nella decisiva offensiva delle forze democratiche a Sirte, fu trucidato assieme al Colonnello il figlio Mutassim, militare di carriera ed ex capo del Consiglio di sicurezza nazionale del regime. Mutassim era rimasto con Saif Al Islam accanto al padre fino all’ultima battaglia:i due figli,i più fedeli tra gli otto, sono stati gli unicia combattere anche quando l’esito della guerra civile libica appariva ormai scontato. Saif Al Islam avrebbe lasciato Sirte solo dopo la morte del Colonnello.

Altri figli sono morti nei mesi scorsi. L’ex studente smargiasso e gaudente Saif Al Arab, che una notte a Monaco di Baviera fu fermato dalla polizia perché si divertivaa mandare fuori giri il motore della sua Ferrari, è rimasto ucciso lo scorso primo maggio sotto i bombardamenti di Tripoli. Assieme a lui, nella residenza fortificata dei Gheddafi di Bab Al Azizya, perì parte della sua famiglia, compresa la figlioletta di pochi anni. Anche in quell’occasione Bengasi esultò, il che la dice lunga sull’odio che i libici nutrivano per il tiranno e la sua genia.

Stessa sorte è toccata al figlio minore Khamis, considerato un abile militare e a capo della temutissima trentaduesima Brigata, con cui guidò una feroce repressione. Khamis è stato centrato il 29 agosto dal missile sparato da un Apache della Raf contro la Toyota blindata a bordo della quale viaggiava, nella zona di Al Tarhuna, a sud di Tripoli.

Ma ad altri fratelli è andata meglio. Ad Aisha, per esempio, unica figlia femmina di Gheddafi, riuscita a fuggire in Algeria dopo la caduta di Tripoli. La “Claudia Shiffer d’Arabia”, come è stata soprannominata Aisha per la sua avvenenza, ottenne il permesso di attraversare la frontiera perché quando si presentò al confine era incinta al nono mese. Poche ore dopo, la donna partorì. Con lei ripararono in Algeria anche il primogenito Mohammad, figlio del primo matrimonio del Colonnello, e il quartogenito e violentissimo Hannibal, che in Europa ha fatto parlare di sé per le sue intemperanze, rimaste quasi sempre impunite.

Nel 2001 uscì ubriaco da una discoteca di Roma e colpì alcuni poliziotti italiani con un estintore, mandandoli all’ospedale.

Nessuna procedura venne inoltrata contro di lui perché Hannibal era allora in possesso di un passaporto diplomatico che gli conferiva l’immunità . Sette anni dopo all’hotel Président Wilson di Ginevra percosse due domestici marocchini: la polizia lo arrestò e lo tenne in galera per due giorni. Per rappresaglia, il Colonnello fece arrestare due uomini d’affari elvetici in Libia, generando un grave incidente diplomatico fra Berna e Tripoli.

I primi di settembre è invece toccato al terzogenito e mediocre calciatore Saadi ripiegare in Niger, dove è inseguito da un mandato di cattura dell’Interpol.


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