by Sergio Segio | 29 Novembre 2011 7:42
MILANO – Si era già capito nel fine settimana, ma ieri è arrivata la conferma: la trattativa per il passaggio di Edison sotto il controllo dei francesi di Edf si è complicata più del previsto. Un braccio di ferro con i soci italiani (guidati dalle utility locali A2a e Iren) che dura da quattro giorni e che potrebbe durarne altri due. E il muro contro muro potrebbe portare a una clamorosa conclusione: un’asta che vedrà il miglior offerente aggiudicarsi la seconda utility italiana.
Ma prima che si arrivi a questo punto ci sono 48 ore di tempo. Un lasso che i protagonisti della vicenda cercheranno di far fruttare a loro vantaggio. E senza esclusioni di colpi. Se nel chiuso della trattativa manager e consulenti (sia legali che finanziari) trattano punto per punto, limitandosi agli aspetti tecnici, all’esterno va in scena il braccio di ferro politico.
Ieri mattina, partecipando a un convegno, il presidente di Iren, Roberto Bazzano, ha fatto capire ai francesi che della vicenda potrebbe interessarsi anche il governo. E lo ha fatto riferendosi espressamente al neo ministro dello Sviluppo economico (che tra l’altro ha anche la delega all’energia): «Credo che Corrado Passera se ne stia interessando, vista anche la sua provenienza». Un chiaro riferimento al fatto che il ministro ex banchiere conosce bene il dossier: fino a pochi giorni fa era amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, l’istituto che ha garantito crediti più di altri al finanziere Romain Zaleski, detentore del 10% di Edison.
L’avere evocato il possibile intervento del ministro Passera ha provocato l’immediata contromossa del fronte francese. Avendo gli italiani chiesto una proroga di due settimane dei patti di sindacato in scadenza il 30 novembre per chiudere la trattativa, fonti vicine a Edf hanno fatto sapere che non se ne parla nemmeno: «Non ci saranno altre proroghe: o per la mezzanotte del 30 novembre, come previsto, si trova l’accordo oppure la soluzione alternative esiste ed è l’asta al miglior offerente».
Un ultimatum che non corrisponde – secondo quanto riferiscono altre fonti vicine agli italiani – a quanto sta accedendo nelle trattative, dove si continua a discutere ma senza toni così minacciosi: «Andremo a una proroga, ma dopo avere firmato un documento che contiene i punti su cui siamo entrambi d’accordo».
Ma cosa è accaduto tra francesi e italiani? E come mai ci si scontra ancora? Nessuno più se lo aspettava, a due settimane dall’accordo quadro raggiunto a Parigi, in cui era già previsto lo scorporo e la suddivisione delle centrali (i cicli combinati a gas ai francesi e l’idroelettrico agli italiani) nonché le condizioni con cui gli italiani potrebbero cedere il loro 30% di azioni Edison nei prossimi tre anni.
La risposta è che rimangono alcune questioni aperte. La principale riguarda il diritto di veto chiesto dagli italiani per bloccare eventuali operazioni di finanza straordinaria (per esempio gli aumenti di capitale per nuovi investimenti). Ma non è l’unico punto di contrasto. Bazzano ha ricordato che la risposta della Consob sul quesito posto da Edf e Delmi per una eventuale Opa su Foro Buonaparte potrebbe arrivare dopo Natale. Edf, che punta in via preliminare a un esonero dall’offerta pubblica e, nel caso, a un prezzo d’offerta in linea con l’andamento in Borsa del titolo Edison negli ultimi 12 mesi, ha fatto sapere che, ci fossero delle condizioni diverse, sarebbero da nuovamente da discutere le precedenti intese con i soci italiani di Edison. E sul come le proposte sono ancora distanti.
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