by Sergio Segio | 16 Novembre 2011 8:52
ROMA – L’Italia torna sotto l’attacco della speculazione: i me rcati seguono passo passo l’esito delle consultazioni; aspettano con ansia il governo che verrà . Ma stavolta sotto tiro ci sono anche la Francia e la Spagna e, in misura minore, Belgio, Olanda e Austria. Il commissario Ue Olli Rehn parla esplicitamente di «una situazione di contagio». Berlino lancia l’allarme: l’Italia vicina a una «crisi sistemica».
Con il Moloch del debito che si porta appresso, per forza di cose, il Paese è al centro di questo ennesimo “martedì nero”. Via via che Monti consulta i partiti, e nonostante nuovi acquisti di titoli di Stato da parte della Bce segnalati dai trader, lo spread sale fino a quota 540 prima di ripiegare a 528; i rendimenti dei Btp superano la soglia-allarme del 7%; i Cds (contratti di assicurazione contro il rischio default) sfiorano il record storico di 580 punti. La Borsa arriva a perdere anche il 3%, poi per un po’ annulla il rosso, quindi chiude con un calo dell’1,08%. E ancora: va deserta una mini-asta di Btp per specialisti e vi sono perfino calcoli di Bloomberg su un «rating implicito» dell’Italia che sarebbe a livello spazzatura. Solo da Bankitalia arriva un numero relativamente roseo: cala per il secondo mese consecutivo il debito pubblico; a settembre è a 1.883,7 miliardi.
Ma l’Italia non è sola. La speculazione attacca mezza Europa e colpisce anzitutto la Francia, dove lo spread sfiora la soglia psicologica dei 200 punti (è arrivato al record di 191), i rendimenti dei titoli lievitano e crescono i dubbi tra gli analisti sulla famosa tripla A già definita «ai margini»: la Borsa, in profondo rosso, lascia sul campo l’1,92%. In Spagna, lo spread vola a 452, con un’asta di bonos collocata parzialmente e le elezioni alle porte. In Belgio è a 311. Tensioni anche in Austria e in Olanda. L’euro, sotto attacco, scende intorno a 1,35 sul dollaro.
Peter Bofinger, uno dei “saggi” del cancelliere tedesco Angela Merkel, definisce «davvero seria» la situazione nazionale. Sostiene che l’Italia si sta avvicinando «ad una sorta di crisi sistemica» che gli ricorda il 2008: allora «i titolari dei depositi avevano paura dei depositi», mentre oggi «gli investitori delle banche hanno paura dei titoli di Stato» nel portafoglio delle banche medesime. Preoccupato, il presidente della Ue, Herman Van Rompuy, dice che per il Paese è giunto «il momento della verità » e conferma che i suoi conti resteranno «sotto stretto monitoraggio» di Ue, Bce e Fmi, i cui ispettori sono attesi nelle prossime ore. A Bruxelles, la fiducia nel premier incaricato è molto alta, ma non sfugge la complessità della sua impresa. «Monti è una persona brillante, ma questo non significa niente se non ha una maggioranza che lo sostiene», commenta Van Rompuy. Perciò, «buona fortuna».
Ne avrà bisogno. Parte del martedì nero italiano si spiega proprio con le incertezze sul nuovo governo e dunque sulle misure di rigore e crescita. Ma sui mercati pesano anche altri dati: il Pil europeo sostanzialmente piatto nel terzo trimestre (più 0,2), con Francia e Germania che crescono poco (0,4 e 0,5), Portogallo e Grecia in recessione, Spagna e Belgio ferme; l’indice sulla fiducia degli investitori tedeschi ai minimi da tre anni; il rinvio della sospensione del rating per i Paesi Ue in difficoltà deciso a Strasburgo. E, non ultimi, i conti-monstre di Van Rompuy: nel 2007-2010, per via della mancata crescita, la Ue ha perso circa 2000 miliardi, una cifra pari al Pil della Francia. Ed è proprio l’insieme di sensazioni e dati, aspettative e calcoli, che si ripercuote sul resto d’Europa.
Wall Street invece recupera sulla scia delle vendite al dettaglio di ottobre, cresciute più del previsto (0,5%): il Dow Jones ha chiuso a +0,14%, e il Nasdaq +1,09%.
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