by Sergio Segio | 8 Novembre 2011 8:38
BERLINO — Alla fine si sono messi d’accordo, anche se c’è chi la definisce soltanto una mini riforma che serve soprattutto a riportare «la pace domestica» nella coalizione tra cristiano-democratici, cristiano-sociali e liberali che appoggia Angela Merkel. Ma resta il fatto che la Germania abbassa le tasse mentre esorta i partner europei a risparmiare.
Certo, la cancelliera ha ribadito che il governo rimane legato a una politica di rigoroso controllo delle finanze pubbliche e che la Germania vuole continuare ad essere «un’ancora di stabilità » nella crisi del debito che ha sconvolto l’eurozona. I provvedimenti varati dopo una lunga riunione nella serata di domenica (che costeranno alle casse tedesche sei miliardi di euro) vanno non solo nella direzione di «una maggiore giustizia fiscale», dice la Merkel, ma anche del «rafforzamento della crescita». Il governo ha voluto «ringraziare» i cittadini che hanno subito il peso della crisi economica internazionale.
Ma la verità è che a Berlino si respira aria di elezioni, come dimostra anche il fatto che, con una mossa a sorpresa, una larga parte della Cdu si sia espressa una settimana fa per l’introduzione del salario minimo, misura esclusa nel programma di governo. Si voterà tra due anni (se la maggioranza non andrà prima in frantumi), ma la campagna è già cominciata. Questo spiega molte cose.
Anche i toni duri con cui, dall’opposizione, socialdemocratici e Verdi si sono scagliati contro i tagli fiscali, minacciando di bloccare tutto al Bundesrat, la Camera alta dove il governo non dispone della maggioranza.
Il presidente della Spd, Sigmar Gabriel, non ha escluso un possibile ricorso alla Corte Costituzionale perché le riduzioni delle imposte, a suo giudizio, sono incompatibili con le politiche di abbattimento del debito previste dalla Legge fondamentale.
Il problema, poi, sono i liberali, un partito che aveva fatto della riduzione delle tasse la bandiera del suo evanescente successo nel 2009 e che molto ha premuto in questa direzione. Prima o poi andava accontentato. L’attuale leader, il ministro dell’Economia Philipp Rà¶sler, ha detto che l’accordo costituisce «l’inizio della fine» delle polemiche all’interno della maggioranza.
Questa è una buona notizia per la cancelliera. Ma Thorsten Denkler, della Sà¼ddeutsche Zeitung, si chiede come faccia la Fdp «ad accontentarsi di così poco». Poco o tanto, le misure messe a punto dal governo «nero-giallo» si articoleranno in due fasi, una a partire dal primo gennaio 2013 (del costo di due miliardi di euro) e la seconda un anno dopo (quattro miliardi di euro): sarà elevato il tetto dell’area di reddito all’interno della quale non si pagano imposte e si limiterà il meccanismo automatico che lega la crescita della tassazione agli aumenti in busta paga. Il pacchetto prevede tra l’altro un assegno per le famiglie che non mandano i bambini all’asilo nido. Anche la Csu, l’ala bavarese del partito della Merkel, ha ottenuto qualcosa.
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