Spari contro la Casa Bianca bufera sulla sicurezza di Obama
NEW YORK – Le vetrate della Casa Bianca sono naturalmente a prova di proiettile: ma chi avrebbe mai pensato che un giorno un proiettile sarebbe potuto arrivare davvero fin là . E invece Oscar Ortega-Hernandez è potuto avvicinarsi al punto da esplodere una serie di colpi con la sua AK-47: una mitraglietta meglio nota in tutto il mondo con il temibile nome del suo inventore Mickhail Kalashnikov.
L’episodio ha dell’incredibile e l’Fbi non conferma neanche che quel latino arrestato ieri in Pennsylvania sia il responsabile della sparatoria di venerdì scorso. I proiettili sono stati trovati solo nella notte di martedì: uno nella vetrata del lato sud e un altro nel giardino sempre nella stessa direzione. Ma i due fatti non possono che essere correlati.
Gli spari sono stati sentiti alle 9 e 30 di sera di venerdì e il Secret Service nel giro di 5 minuti ha individuato un’auto abbandonata al blocco 2300 di Constitution Avenue. È il vialone che costeggia quella parte del parco chiamata The Ellipse che protegge appunto il “South Lawn” della Casa Bianca: il giardino da cui decolla il Marine One col presidente. Barack e Michelle erano via: lui era a San Diego sulla strada del viaggio-missione in Pacifico. Ma quel proiettile nella vetrata adesso solleva interrogativi inquietanti sulla sicurezza.
Già prima dell’elezione il giovane candidato nero era finito nel mirino di un gruppo di teste calde che avevano ipotizzato un attentato durante la convention di Denver. Ma il plot più pericoloso è quello organizzato da una gang di suprematisti bianchi: prevedeva una vera e propria strage nel Tennessee dove fu ucciso Marthin Luther King. Per non parlare poi delle continue minacce ricevute in questi tre anni: comprese anche quelle a Michelle in vacanza alle Hawaii.
Oscar Ortega-Hernandez ha una lunga storia di condanne per violenza in famiglia e droga. Ma è anche noto nei suoi ambienti poco frequentabili per la sua “ossessione” nei riguardi di Barack e tutta la Casa Bianca. È tatuato peggio che una rockstar e sul collo ha un tattoo che inneggia a Israele. Un matto? Non per questo meno pericoloso. E inquieta il fatto che siano andati a cercarlo nell’ultimo posto conosciuto: l’accampamento di Occupy Wall Street a Washington – dove naturalmente si intrufolano tanti sbandati. Gli investigatori hanno anche diffuso la foto: un ragazzone alto un metro e ottanta con barbone, copricapo e giubbotto stile militare. I colpi sarebbero stati esplosi da una distanza di 700 metri. E subito dopo gli agenti del Servizio Segreto hanno sentito un’auto fuggire sgommando. Certo: un attentatore credibile dovrebbe almeno sapere se il presidente è in casa o no. Ma se il tuo dovere è proteggerlo forse non puoi aspettare che a farlo siano le vetrate della Casa Bianca.
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