SPAGNA La «urna indignada»

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Gli indignati spagnoli, sorti il 15 maggio scorso con la «acampada» nella Puerta del Sol, sono vivi e vogliono farsi sentire anche a pochi giorni dal voto che domenica, con ogni probabilità , consegnerà  la guida del paese al Partido Popular di Mariano Rajoy.
Fra i circa tremila che hanno sfilato per le vie del centro di Madrid la scorsa domenica scorsa per rivendicare «una democrazia non sequestrata dai mercati», la vittoria annunciata del Pp genera molta inquietudine. «Taglieranno il più possibile i finanziamenti all’istruzione pubblica per favorire gli affari delle scuole private», sostiene Mercedes, insegnante di 50 anni. «Per questa ragione spero che non ottengano la maggioranza assoluta, come dicono invece i sondaggi». Maite, 53 anni, è d’accordo: «io lavoro nella sanità  pubblica, un altro settore gravemente in pericolo, malgrado funzioni molto bene a detta di tutti».
Il protagonismo delle lavoratrici e dei lavoratori, in particolare di chi ha un impiego pubblico, sta emergendo in modo significativo all’interno del movimento 15-M. C’è da aspettarsi che crescerà  ancora, nel momento in cui le intenzioni dei popolari si tradurranno in realtà . Naturalmente, Rajoy spergiura in ogni comizio che i diritti sociali non verranno toccati. Ma l’azione dei governi regionali governati dal Pp, in particolare di Madrid e Valencia, e il suo stesso programma elettorale raccontano una storia diversa.
«Metteranno in discussione tutte le conquiste che abbiamo conquistato grazie alle lotte sotto il franchismo e negli anni successivi», afferma con sicurezza Maria, una indignada di quasi 70 anni. «Bisogna essere coscienti del pericolo che rappresenta la destra – continua – e fare di tutto per sconfiggerla. Purtroppo i socialisti hanno fatto molti errori, assumendo decisioni gravi senza consultare i cittadini. Perché non hanno concesso il referendum sulla riforma costituzionale che ha introdotto il principio della stabilità  di bilancio?»
A rimproverare il Psoe è anche Beatriz, giornalista di 25 anni: «alle scorse elezioni ho votato Zapatero, ma sono profondamente delusa. Non si può negare che la gestione della crisi sia molto difficile, ma credo che al nostro governo sia mancato coraggio, anche dal punto di vista intellettuale. Servono idee originali, proprio in situazioni complesse come quella che viviamo: per questo motivo voterò Equo, il nuovo partito verde, che raccoglie molte delle istanze del 15-M».
Anche Izquierda unida raccoglierà  consensi fra chi si considera tradito dalle scelte del Psoe, malgrado debba lottare contro un sistema elettorale che premia le forze maggiori e i partiti regionali.
La denuncia del bipartitismo forzato è uno dei temi su cui è nato il movimento degli indignados e per molti continua ad essere la questione-chiave: «Finché non ci sarà  un sistema pienamente proporzionale, le speranze di cambiamento saranno sempre frustrate», sostiene Juan, impiegato di 24 anni.
Fra le persone incontrate alla manifestazione prevale l’orientamento a votare i partiti minoritari, ma non manca lo scetticismo anche nei loro confronti: «Possono promettere qualunque cosa, tanto sanno che non governeranno», afferma Alberto, 27 anni. Lui ha già  deciso: annullerà  la scheda.
A fine manifestazione, si riunisce l’assemblea generale del movimento, e circolano come sempre volantini e petizioni. Ma in periodo elettorale, alla Puerta del Sol c’è una novità : compare un banchetto con una «urna indignata», dove ciascuno può votare la misura che ritiene più importante.
Per il momento, dai risultati dello spoglio diffusi sul sito del 15-M madrileno, risulta vincente una proposta di modifica costituzionale che renderebbe obbligatorio celebrare referendum vincolanti «in merito a temi politici di speciale rilievo», seguita da provvedimenti più efficaci contro la corruzione. C’è da dubitare che le urne di domenica prossima conterranno gli stessi messaggi.


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