Social card, “no” della Cisl. Dubbi sulla gestione affidata agli enti caritativi
ROMA – “Nell’attuale congiuntura socioeconomica, la crisi può incidere con maggiore pesantezza sui gruppi sociali deboli, ancora di più di quanto non abbia fatto fin ora. Si sconta un vizio d’origine per il quale le politiche di assistenza sono evidentemente voci di spesa e non di investimento che producono sia ricchezza economica e sia coesione e sviluppo sociale”. Inizia così la relazione di Pietro Cerrito, segretario confederale della Cisl, che ieri a Roma ha presentato un documento di osservazioni e proposte riguardo il disegno di legge sulla delega fiscale e assistenziale. Secondo Cerrito, “noi viviamo in un paese che è, nell’Europa a 27, al 20° posto nel rapporto Pil/investimenti a favore delle politiche sociali. Se leggiamo i dati – ha precisato – siamo di fronte ad una progressiva diminuzione dei finanziamenti statali, destinati alla spesa sociale di regioni e Comuni. Alla diminuzione della spesa statale ha fatto da contrappeso un aumento del concorso regionale e di quello dei Comuni, e tale spesa ammonta, per il 2010, a circa 7,3 miliardi, cui si affianca una spesa privata per l’aiuto di cura dei bambini, disabili e anziani (soprattutto non autosufficienti) di oltre 9 miliardi”.
Non solo. “E’ chiaro – continua – che i tagli operati sui Fondi nazionali hanno praticamente cancellato i fondi stessi, ed è drammatico rilevare che, aggiungendo al mancato finanziamento nazionale i tagli effettuati dall’ultima mandata di agosto a Regioni e Comuni (meno 10 miliardi a essi e meno 7 miliardi ai Ministeri competenti), siamo di fronte ad un dimezzamento complessivo delle risorse destinate ai servizi sociali. E questo avviene già a partire dal 2012, con pesanti ricadute sui prezzi e tariffe del trasporto locale, sostegno agli affitti, asili nido, scuole materne, riduzione assistenza domiciliare e residenziale per anziani, per i non autosufficienti, tanto per citare i problemi più evidenti, e con ricadute negative anche sul mercato del lavoro per posti di lavoro che ‘saltano’”.
Nonostante questo, la Cisl ritiene che “il ddl delega per la riforma del fisco e dell’assistenza può essere l’occasione per operare una seria riforma del settore, consapevoli che l’attuale sistema del Welfare, per i mutamenti sociali ed economici verificatisi in questi anni, richiede una seria riqualificazione”. Dunque, sottolinea Cerrito, la Cisl non si sottrae al confronto, “perché gli obiettivi della delega, come obiettivi di riforma del sistema, vanno accolti: razionalizzazione degli strumenti assistenziali esistenti; loro miglioramento in termini di efficienza ed efficacia; evitare duplicazioni; abolire distorsioni, iniquità e abusi”.
I temi. In tema di spesa sociale, Cerrito ritiene centrale “la definizione dei Lea, a fronte di una notevole disparità di trattamento nei territori, cosi come già previsto nella l.328/2000, che proprio per questo, possono contribuire a dare certezza dei costi e delle prestazioni”. Sulla necessità di rivedere l’Isee, la Cisl si dice d’accordo con la Banca d’Italia, Afferma Cerrito: “Abbiamo, su questo punto dell’Isee, una piena sintonia, poiché lo consideriamo uno strumento che va esteso a tutti gli interventi che richiedono una prova dei mezzi, intervenendo per una sua modifica, inserendo tutte le informazioni patrimoniali, mobiliari ed immobiliari, tali da renderlo una fotografia veritiera della condizione reddituale, e, quindi, poter garantire una vera equità nell’applicazione dei benefici dello strumento”.
Per quanto riguarda le prestazioni legate all’invalidità (in primis l’indennità di accompagnamento), Cerrito ritiene “indispensabile la costituzione del Fondo Nazionale per la non Autosufficienza integrato con i fondi regionali, introducendo requisiti reddituali/patrimoniali per determinare l’importo di tali assegni. Non possiamo lasciare alla sola famiglia questo carico assistenziale e bisogna agire sul versante dei servizi assistenziali: c’è qui nelle regioni, nei confronti con Assessori alla Sanità e alle Politiche Sociali, un ruolo ed uno spazio di azione delle nostre strutture che non può essere rimandato”.
Restano, nella delega, due punti importanti che per la Cisl non vanno sottovalutati. “Ci riferiamo alla social card, riproposta in una nuova formulazione, sulla quale esprimiamo una seria contrarietà , in quanto oltre a non essere una misura in grado di contrastare la povertà , introduce un principio nuovo che affida agli enti caritativi la gestione degli aiuti, sostituendosi al ruolo dei Comuni”. Una misura, cosi formulata, che per Cerrito “rischia di minare garanzie e diritti per gli aventi diritto, introducendo un criterio di discrezionalità inaccettabile, a soggetti di privato sociale cui non possono essere cedute dal sistema pubblico simili funzioni”.
In secondo luogo, “nello sforzo di perseguire l’obiettivo della razionalizzazione della spesa, di una lotta ad ogni forma di abuso che rischia di appannare il valore in sé della prestazione (vedi i casi eclatanti di false invalidità , di sovrapposizioni di prestazioni) l’idea, prevista nella delega, di attribuire all’Inps le competenze relative all’erogazione di tutte le prestazioni assistenziali, con la costituzione di un fascicolo elettronico della persona e della famiglia, ci trova consenzienti, ma è essenziale un raccordo tra l’Inps e tutte le amministrazioni territoriali e centrali, questo anche per garantire certezza delle prestazioni assistenziali, oltre che trasparenza”.
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