SIRIA L’Onu: 3.500 morti nelle proteste

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La portavoce ha parlato con toni preoccupati della situazione nella città  di Homs, la terza città  siriana, presidiata da carrarmati e blindati dell’esercito; in particolare del quartiere di Baba Amro dove da una settimana gli abitanti sono assediati dai militari, senza possibilità  di approvvigionarsi di cibo, acqua o medicinali. Attivisti siriani intanto riferiscono che quattro persone sono state uccise ieri nella zona centrale della città , tra cui un bambino. Da quando è cominciata sei giorni fa la battaglia di Homs avrebbe fatto oltre 110 morti, secondo gli attivisti antigovernativi del locale «comitato di coordinamento». L’Onu fa una stima minore, parla di 60 morti a Homs dal 2 novembre, giorno in cui la Lega araba ha annunciato un accordo di cessate il fuoco tra gli opositori e il governo del presidente Bachar al Assad, che avrebbe ordinato il ritiro dei carrarmati dalle strade. L’accordo però non ha fermato la repressione, l’esercito continua a presidiare le città  ribelli. Fonti dell’oposizione parlano di scontro ieri anche nella città  di Hama e altrove nel nord del paese.
L’opposizione riunita nel Consiglio nazionale siriano, che ha sede in turchia, chiede ora alla lega araba di «prendere una posizione ferma contro il regime siriano, commisurata ai pericolosi sviluppi sul terreno, in particolare a Homs» – gli opositori vorrebbero vedere sanzioni economiche e diplomatiche contro il regime e chiedono «protezione internazionale» per i cittadini siriani. la Lega araba si riunirà  sabato per prendere decisioni appropriate, vista «la perdurante violenza e il fatto che il governo siriano non ha applicato il piano Arabo per risolvere la crisi».


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