by Sergio Segio | 30 Novembre 2011 8:29
“Dal Corno d’Africa al Sudest asiatico, dalla Russia all’Afghanistan, un anno di inondazioni, siccità e caldo estremo ha contribuito a diffondere fame e povertà ” – ha commentato Kelly Dent, portavoce di Oxfam. “Lo scenario può soltanto peggiorare perché i cambiamenti climatici si intensificano e gli agricoltori devono fare i conti con le alte temperature. I governi riuniti a Durban devono agire subito per salvaguardare le scorte di cibo ed evitare che milioni di persone finiscano per soffrire fame e povertà ”.
Nell’ultimo anno gli eventi climatici estremi hanno scosso i mercati globali[1], contribuendo a incrementare i prezzi del grano e di altri prodotti agricoli alla base dell’alimentazione. Quest’anno potrebbe essere un triste presagio di quanto ci aspetta in futuro. Gli avvertimenti del Gruppo Intergovernativo di Esperti sul Cambiamento Climatico (IPCC[2]) non lasciano dubbi: con ogni probabilità gli eventi climatici estremi aumenteranno in frequenza e gravità se non si agisce subito.
Alcuni esempi sono già sotto i nostri occhi. La grave siccità nel Corno d’Africa ha colpito 13 milioni di persone. La siccità e gli incendi seguiti alla grande ondata di calore in Russia e Ucraina hanno distrutto buona parte del raccolto del 2010 e provocato un aumento tra il 60 e l’80% dei prezzi globali del grano in soli tre mesi. Le intese piogge monsoniche e i numerosi tifoni nel Sudest asiatico hanno ucciso più di 1.100 persone e contribuito a far aumentare i prezzi del riso del 25% in Thailandia e del 30% in Vietnam rispetto all’anno precedente. In Afghanistan la siccità ha contribuito a incrementare i prezzi del grano e della farina di grano. Nelle aree colpite, lo scorso luglio i prezzi erano cresciuti del 79% rispetto all’anno precedente.
“E’ difficile attribuire una specifica catastrofe ai cambiamenti climatici, ma è certo che questi ultimi provocheranno eventi estremi sempre più gravi e frequenti. Per i più poveri e i più vulnerabili, che spendono fino al 75% del loro reddito per acquistare cibo, le conseguenze potrebbero essere disastrose” – dichiara Elisa Bacciotti, portavoce di Oxfam Italia. “La salute del pianeta non è più un problema lontano. Le piogge e le alluvioni che hanno colpito l’Italia in queste settimane dimostrano che i cambiamenti climatici fanno vittime e devastano il territorio anche nei paesi industrializzati, a casa nostra. Poveri e ricchi, Sud e Nord del mondo sono sullo stesso fronte e per questo devono agire insieme in modo rapido”.
Oxfam ha chiesto ai governi riuniti a Durban di centrare tre obiettivi fondamentali: la sopravvivenza del protocollo di Kyoto e l’impegno a concludere al più presto un nuovo accordo esaustivo e legalmente vincolante; incrementare i tagli alle emissioni di CO2 prima del 2020 per mantenere il riscaldamento globale sotto la soglia dei 2 gradi centigradi; assicurare i fondi a lungo termine per aiutare i più poveri ad affrontare i cambiamenti climatici. In particolare, il Fondo verde per il clima non può restare un contenitore vuoto, ma deve essere dotato delle risorse necessarie per entrare in funzione.
Intanto oggi a Milano il convegno “Speculazioni sul cibo e crisi alimentari. Serve una nuova governance?[3]” farà il punto sulle cause che hanno scatenato la crisi alimentare del 2008[4]: “Non è stata la carenza di cibo – in quell’anno la produzione mondiale era addirittura aumentata – ma, come spiega la Fao[5], le speculazioni nelle borse sulle materie alimentari”.
“In Africa i raccolti di numerosi paesi importatori di beni alimentari erano superiori rispetto alla media, mentre le riserve erano più elevate. E anche nei primi mesi del 2011 la produzione è stata pressoché costante”. Secondo la Fao e l’Ocse, nel prossimo decennio 2011-2020 i prezzi dei cereali potrebbero stabilizzarsi a un 20% in più rispetto ad oggi. Per spiegare le impennate dei prezzi occorre guardare altrove, in particolar modo ai mercati finanziari. Esistono lobby internazionali in grado di influenzare i prezzi sulla borsa merci di Chicago, dove si negoziano i contratti sui cereali, i cui valori diventano riferimento per i prezzi in tutto il mondo.
Il convegno di Milano rappresenta la prima occasione pubblica di confronto tra la città che ospiterà EXPO 2015 e l’amministrazione guidata da Giuliano Pisapia, primo firmatario dell’appello e del codice di condotta elaborato dalla campagna Sulla fame non si specula[6], sostenuta da Unimondo[7] assieme a Vita[8], Acli[9], Action Aid International[10], Fondazione Bridges[11], Cocis[12] e Pime[13], e nata agli inizi del 2011 per sollecitare un intervento regolativo sui mercati finanziari che protegga almeno un bene essenziale come il cibo dalle mire speculative. [GB]
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