Senza dimora, per la Fiopsd sono 60 mila. L’Istat: “Presto il censimento”

by Sergio Segio | 3 Novembre 2011 16:20

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ROMA – Il numero reale resta ancora un’incognita: la ricerca sui servizi presentata oggi dall’Istat non fornisce il numero delle persone senza dimora, ma censisce i servizi presenti sul territorio dei 158 comuni considerati. Il numero, e il profilo dei senza dimora, arriverà  il prossimo anno, al termine della terza fase del censimento che partirà  il prossimo 21 novembre per concludersi il 20 dicembre. Eppure, con tutte le cautele del caso, qualche numero – già  avanzato nei mesi scorsi – esiste: la Fio.psd, la Federazione degli organismi per le persone senza dimora, da tempo stima il numero dei senza dimora in Italia fra quota 50 mila e quota 60 mila unità . I dati sui servizi, presentati oggi, confermano l’idea che ci si era fatti?

“Alcuni dati presentati dall’Istat – dice Paolo Pezzana, presidente Fio.psd – mi portano a confermare quella sensazione: guardando ai dormitori e alle prese in carico, che sono gli indicatori più vicini ai senza dimora, e anche considerando le doppie imputazioni che sono certamente presenti nella ricerca, credo che i numeri si possano davvero aggirare intorno a quanto stimavamo”. “D’altro canto, però – fa notare Pezzana – c’è un differenziale molto ampio fra i servizi di risposta ai bisogni primari di prima accoglienza, che hanno un’utenza molto ampia, e gli altri servizi, che hanno un’utenza molto più limitata. Questo lascia il dubbio che, al di là  di quanti si servono dei servizi primari ma hanno comunque un alloggio, ci possa essere una fascia di senza dimora che non è presa in carico dai servizi più specificamente dedicati ai senza dimora. E che dunque il numero possa essere anche più alto”.

All’Istat sono molto, ma molto più cauti. Precisano e sottolineano che l’utenza che annualmente si rivolge a ciascun servizio (un milione e 300 mila ai servizi di risposta ai bisogni primari, 620 mila per la presa in carico, 76 mila accoglienze notturne) non corrisponde al numero di persone senza dimora che si rivolgono ai servizi considerati per due ragioni fondamentali. Anzitutto, per il fatto che non tutti gli utenti dei servizi sono persone senza dimora: in alcuni casi si tratta, infatti, di individui che pur vivendo un disagio dispongono di un’abitazione. In secondo luogo, perché una persona può usufruire di più servizi nel corso dell’anno e venire conteggiata più volte in quanto inclusa nell’utenza di ogni servizio da questa utilizzato. L’utenza – sottolinea l’Istat -corrisponderebbe al numero di persone che utilizzano i servizi solo se ogni persona usufruisse di un unico servizio nel corso dell’anno.

E’ vero anche, però, che se il servizio di distribuzione viveri, o le mense, sono evidentemente utilizzate – purtroppo – anche da persone e famiglie che non sono (non ancora, almeno) senza dimora, ma hanno un alloggio facendo però grande difficoltà  ad arrivare alla fine del mese, ci sono altre tipologie di servizio che rappresentano indicatori più diretti della condizione dei senza dimora. L’accoglienza notturna, da questo punto di vista, è certamente più indicativa e segnala un dato di 76 mila eventi. Ma, come già  detto, una stessa persona può essere stata censita più volte durante l’anno. 
“Quello delle persone senza dimora è un fenomeno davvero complesso e la stima del numero delle pe4rsone necessita della messa in campo di criteri statistici che sono molto più complessi di quanto dicano i dati sui servizi. Anche sul versante dell’accoglienza notturna – precisa l’Istat – la realtà  è molto varia, a volte non è usata in modo continuativo e comunque necessita di uno schema di campionamento molto preciso”.

Dunque, esistono le informazione sui posti letto disponibili ma questi non saranno resi pubblici perché servono per dare avvio al campionamento che parte a giorni: la rilevazione va fatta secondo tutti i crismi e dare ora una stima sarebbe sbagliato perché inevitabilmente sarebbe approssimativa”. “Avrete il dato sul numero dei senza dimora il prossimo anno – aggiunge Linda Laura Sabbadini, Istat – e non solo il numero, ma anche i percorsi, con un vero e proprio ragionamento sui percorsi che portano alla povertà  estrema. Quello che è fondamentale sottolineare ora – conclude – è che con queste ricerche stiamo pian piano rompendo l’invisibilità  di un soggetto sociale: un grande obiettivo raggiunto”. (ska)

 

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