Senato, centrodestra a +17 Si teme il blitz di Pisanu
ROMA — Al Senato il centrodestra parte con una ventina di voti sicuri di vantaggio sulle minoranze ma la situazione in queste ore è sempre più fluida. Tant’è che il governo ha deciso di posticipare a stasera (dopo il voto alla Camera sul rendiconto dello Stato) la presentazione in commissione del maxiemendamento alla finanziaria il cui arrivo in Aula a Palazzo Madama è previsto per martedì 15 novembre alle 11: quel giorno Silvio Berlusconi potrebbe chiedere al Senato di dare una prova di fedeltà all’esecutivo con un voto di fiducia che inietti entusiasmo nelle file della maggioranza.
La carta della fiducia al Senato sulla legge di stabilità (la vecchia Finanziaria) è uno degli assi nella manica che i consiglieri potrebbero calare sul tavolo della crisi per sparigliare un gioco sempre più acrobatico per il governo. Il ministro Franco Frattini dice di essere contrario a questa ipotesi perché i numeri ci sono: 164 voti per la maggioranza (165 meno uno perché il presidente Schifani non vota), 147 per l’opposizione. Tra i sì ci sarebbero anche Antonio Fosson (Unione Valdà´taine) e i due senatori dell’Svp Helga Thaler e Manfred Pinzger, che in passato hanno sostenuto il governo. Invece, sulla carta, se presenti in Aula potrebbero non votare la fiducia alcuni dei senatori a vita (Ciampi, Andreotti, Levi Montalcini, Pininfarina, Scalfaro, Colombo), l’ex pdl Antonio Del Pennino, Vincenzo Oliva (Mpa) e Giovanni Pistorio (Mpa) che completano il gruppo misto. Ma anche in questo caso la maggioranza (Pdl, Lega e il gruppo di coesione nazionale) sarebbe in vantaggio.
La differenza, a quel punto, la farebbero solo gli scontenti del Pdl che vedono nella linea espressa da Giuseppe Pisanu un porto di approdo nel caso la situazione precipiti alla Camera. Si vocifera che siano una ventina i senatori che quotidianamente telefonano a Pisanu per dirgli che loro non vogliono le elezioni anticipate (per senso dello Stato o per la semplice paura di non essere riletti, questo è da vedere) e che in caso di forzature del premier sarebbero disposti a sostenere pure un governo di emergenza nazionale.
Pisanu sta alzando il tiro per aprire la strada al dopo Berlusconi nel solco già tracciato da Casini: «Letta ha le carte in regola ma senza Pd non è unità nazionale». E ancora: «Voterei la sfiducia se fosse per un esecutivo di larghe intese». Questo dice Pisanu, anche se formalmente non molla ancora il Pdl: «Leggerò il maxiemendamento, poi voterò secondo coscienza». E anche Ferruccio Saro, a lui vicino, fa capire che molti nel Pdl si muovono nell’ombra «perché sarebbero morti in caso di elezioni anticipate». Transfughi potenziali, che però restano coperti: «Sarebbe come fornire le coordinate alla contraerea nemica». Molte volte un gruppetto (Marcello Pera, Vincenzo Oliva e Lamberto Dini) è stato visto confabulare alla buvette. Dini (Pdl) conferma di essere un lealista: «Al Senato la maggioranza è ampia a meno che non si voglia accelerare, la fiducia non è necessaria». Eppure per Carlo Vizzini (ex Pdl, ora nella componente socialista del gruppo misto), «sono tanti i senatori del Pdl pronti ad uscire allo scoperto quando avranno la certezza che Berlusconi vuole fregarli con le elezioni anticipate». Giampiero D’Alia (Udc) condivide «al 101 per cento».
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