Scontro sulle sanzioni all’Iran

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La Francia vuole sanzioni «senza precedenti», la Russia è categoricamente contraria. L’Iran divide le potenze mondiali, dopo che martedì sera l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), l’organismo dell’Onu per la sicurezza nucleare, ha diffuso il suo nuovo rapporto sullo stato delle attività  nucleari iraniane.
L’Aiea formula sospetti pesanti. Sostiene di avere abbastanza elementi per dire che l’Iran sta conducendo un programma di ricerca con risvolti militari, che ha superato alcuni ostacoli tecnici di fondo (come il design per il sofisticato detonatore a implosione necessario a innescare la reazione nucleare) e ci sono prove che abbia condotto ricerche e sperimentazioni finalizzate a sviluppare la «capacità  atomica» – cioè la capacità  di disegnare e produrre armi nucleari. Il documento è ora sul sito dell’Institute for Science and International Security (Isis).
L’agenzia di Vienna sostiene che quello dell’Iran è un programma di ricerca più ambizioso di quanto finora pensato. Non dichiara però tassativamente che l’Iran ha violato il Trattato di non proliferazione o che sia sulla strada di costruire bombe atomiche: un anonimo diplomatico occidentale ha commentato che «non c’è pistola fumante», cioè prova flagrante. Anche se la rappresentante della politica estera europea, Catherine Ashton, dichiara che le conclusioni di quel rapporto «indicano l’esistenza di un vero e proprio programma per lo sviluppo di armi nucleari» in Iran.
Al contrario: il rapporto dell’Aiea «non contiene informazioni sostanzialmente nuove», dice un comunicato del ministero degli esteri di Mosca. E il viceministro degli esteri Gennady Gatilov, parlando all’agenzia Interfax, ha aggiunto che la Russia è assolutamente contraria a nuove sanzioni all’Iran: «Sanzioni aggiuntive saranno viste nella comunità  internazionale come uno strumento per un regime change in Iran», e «questo sarebbe inaccettabile per noi».
Sull’altro fronte, il ministro degli esteri francese Alain Juppé ha detto ieri che la «gravità » del rapporto dell’Aiea richiede una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. Non è affatto detto però che ci sia il consenso delle potenze mondiali per imporre altre sanzioni all’Iran. Allora, ha detto Juppé, la Francia «è pronta ad adottare, insieme alle altre nazioni che lo vorranno, sanzioni su una scala senza precedenti».
Il partito delle sanzioni unilaterali dunque torna in azione. Stati uniti e Unione europea hanno già  preso questa strada; ora Washington ripete che consulterà  i partner su «pressioni e sanzioni aggiuntive». Per Israele, l’Aiea conferma che l’Iran è «una minaccia alla pace mondiale» e bisogna fermarlo.
Tehran respinge le accuse. Il presidente Mahmoud Ahmadi Nejad ieri ha detto, con il suo solito tono di sfida, che l’Iran non modificherà  di una virgola il suo programma nucleare, che ha scopi civili. Il rappresentante iraniano all’aiea, Ali Asghar Soltanieh, ha parlato di accuse infondate e pressioni indebite.
Una voce poco considerata finora è quella delle opposizioni in Iran. Eppure, mentre i media mondiale parlano di possibili attacchi militari, un importante gruppo per i diritti umani ha intervistato le figure più note e influenti della società  civile iraniana, tutte persone fuori dall’establishment, molti vittima di censura ufficiale, tutti che vivono in Iran. Tutti sono convinti che un attacco militare avrebbe l’effetto di rafforzare il regime, e compattare sentimenti nazionalisti. Darebbe nuovi alibi alla repressione interna, pretesti alla piena militarizzazione della società . Non si pensi di giustificare un attacco all’Iran con la difesa dei diritti umani, dicono – al contrario: le libertà  civili, sociali e politiche sarebbero schiacciate («Raising their voices», consultabile su www.iranhumanrights.org).


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