Salta il fondo mito di Wall Street Corzine: colpa dei bond italiani

by Sergio Segio | 1 Novembre 2011 7:15

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Non sono ancora chiare le ripercussioni sull’intero sistema, ma la notizia ha fatto tremare i mercati, perché Mf è uno dei maggiori operatori al mondo sui derivati; e ha messo in imbarazzo anche la Casa Bianca, essendo Corzine un pezzo grosso della finanza democratica, tanto da essere stato recentemente chiacchierato come futuro ministro del Tesoro al posto di Timothy Geithner.
Il crollo di Mf si è consumato lo scorso weekend seguendo esattamente il copione di “Margin Call”, l’ultimo film su Wall Street ora nelle sale americane: protagonista è il boss che specula su certi titoli per i quali il suo “fiuto” vede enormi profitti potenziali, e per farlo usa strumenti molto sofisticati e pericolosi (i derivati) concentrando il suo portafoglio su poche scommesse. Ma il mercato va nella direzione opposta e il valore di quei titoli precipita facendo accumulare le perdite: 186,6 milioni in rosso è stato il bilancio dell’ultimo trimestre di Mf, un buco che — pochi giorni prima della bancarotta — aveva fatto dimezzare il valore delle sue azioni e declassare a spazzatura i suoi bond.
Il “fiuto” aveva suggerito a Corzine di scommettere sui titoli di Stato dei Paesi europei più deboli: aveva cominciato a comprarli a prezzi stracciati alla fine dell’anno scorso, convinto che l’Europa non li avrebbe lasciati affondare; ne ha accumulati così per 6,3 miliardi di dollari, di cui due terzi in titoli italiani e spagnoli. Secondo il Wall Street Journal, alcuni dipendenti di Mf avevano obiettato che la strategia era troppo rischiosa, ma Corzine avrebbe risposto che la sua esperienza a Wall Street e in politica lo rendeva fiducioso nel suo intuito. Nato 64 anni fa in un paesino dell’Illinois da un agricoltore e un’insegnante, dopo l’Mba all’Università  di Chicago Corzine aveva lavorato per alcune banche locali, entrando in Goldman Sachs nel 1975 come trader e scalandone tutti i gradini fino a diventarne presidente: specializzato nel trading sul reddito fisso, aveva contribuito al boom di profitti della banca d’affari proprio con strategie simili a quelle che hanno fatto saltare Mf, ma che allora avevano funzionato. Persa una battaglia di potere interna a Goldman Sachs, se ne era uscito con un pacchetto di azioni da 400 milioni di dollari e si era buttato in politica: dal 2001 all’inizio del 2006 era stato senatore democratico e poi per quattro anni governatore dello Stato del New Jersey, ricandidandosi nel 2009, ma venendo sconfitto dal repubblicano Chris Christie. Così è tornato alla finanza, entrando nel marzo 2010 in Mf con il sogno di trasformarla in una piccola Goldman Sachs. Nata come broker di zucchero a Londra 230 anni fa, nel 2007 Mf si era staccata da un hedge fund, specializzandosi in trading sui derivati per conto dei clienti. Per guadagnare di più, Corzine ha deciso invece di fare operazioni anche con i soldi del patrimonio aziendale, finendo in bancarotta.

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