RISCHIO CONTAGIO

by Sergio Segio | 10 Novembre 2011 8:08

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Lo spread Btp/Bund è salito a 570 punti base (5,7%) sulla scadenza decennale, con un rendimento salito al 7,24% dopo aver toccato un massimo del 7,48%. Di più: tutti i titoli del debito pubblico italiano presenti sul mercato garantivano rendimenti superiori al 7%.
Non c’è bisogno di drammatizzare su quello che sta accadendo: il caos è già  enorme. In questa chiave è possibile leggere la dichiarazione di Fitch, ma anche quella del ministro delle finanze tedesco o quanto ha mandato a dire uno dei principali fondi di investimento del mondo. Per Blackrock, l’attuale livello dei rendimenti dei Btp e dello spread non rispecchia i fondamentali dell’Italia», dove «c’è valore». Per poi concludere: «vi è una crisi di fiducia nel paese, a breve risolvibile solo con interventi della Bce». Wolfang Shaeuble, da parte sua, ha detto che lo spread italiano non è preoccupante perché è sui livelli che si registravano nei giorni precedenti l’introduzione dell’euro e che tutto si risolverà  una volta che sarà  risolta l’incertezza politica sulla questione della leadership. Insomma, all’improvviso tutti sembrano gettare acqua sul fuoco per impedire che tutti si scottino.
Non a caso la crisi del debito pubblico italiano non rimarrà  entro i confini , ma rischia di propagarsi all’estero, a moltissime banche (in testa le francesi) e ai fondi pensione che negli anni scorsi hanno investito in Btp. Certo – e ha ragione il fondo Blackrock – i fondamentali dell’economia italiana non sono pessimi e l’Italia non è la Grecia, ma la seconda potenza manifatturiera d’Europa che – come afferma Shaeuble – deve credere nell’euro perché – come in passato – solo l’euro le ha consentito di ridurre gli spread e i tassi di interesse.
Senza nostalgia per la lira, c’è però da dire che l’euro è stata una camicia di forza per l’economia italiana che in regime di cambi fissi non è riuscita a varare una politica economica di sviluppo (anche per colpa delle imprese, oltre che del governo) accontentandosi di più bassi tassi di interesse e di una inflazione più contenuta.
La crisi italiana è grave e per uscirne ci sarebbe bisogno di solidarietà  europea (soprattutto tedesca) e non di ultimatum, come invece accade. E tutto per l’incapacità  del duo Berlusconi-Tremonti che prima dichiarava «l’Europa non ce lo chiede» e ora sostiene che «l’Europa ce lo impone».
Ovviamente stiamo parlando dei provvedimenti della manovra correttiva, i 39 punti esplicitati dal governo italiano a sua immagine e somiglianza che ora si vorrebbero approvati «al buio». Ovvero mantenendo inalterate le disuguaglianze, anzi accrescendole con i tagli dissennati al welfare, alla sicurezza del territorio, ai diritti del lavoro, ai pensionati. Insomma, chi è ricco, lo rimarrà . Magari anche di più, visti i rendimenti dei Btp che non sono custoditi nelle casseforti dei pensionati, come qualcuno seguita a sostenere. L’Europa, per dirne una, non ha mai impedito che fosse varata una tassa sulle grandi ricchezze o una patrimoniale, giudicata sempre più necessaria. Potrebbero risolvere moltissimo: rendendo il sistema fiscale più equo e l’evasione fiscale più difficile. Ma a chi interessa?

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