Radicali a rischio strappo Pierluigi ora corre ai ripari

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ROMA – Non possono fare tutto Casini, Pisanu o personaggi come Pomicino. Anche il Pd decide di mettersi in moto per assestare il colpo parlamentare del ko a Berlusconi. Domani mattina, prima del voto sul Rendiconto, Pier Luigi Bersani, con i capigruppo Franceschini e Finocchiaro, incontra una delegazione radicale guidata da Marco Pannella e Emma Bonino. Non accadeva da quasi due anni. Nel frattempo si è arrivati al limite dell’espulsione. È una piccola svolta politica. Ma la posta in gioco adesso è davvero alta, nessun voto va disperso e con i radicali è obbligatorio riallacciare un filo.
Alla riunione non ci sarà  Rosy Bindi. Scelta inevitabile dopo le parolacce rivolte dal presidente del Pd alla pattuglia dei sei radicali in Parlamento durante l’ultimo voto di fiducia. Pure Bersani deve aver avuto un ripensamento. Dopo che i pannelliani avevano mandato in frantumi la tattica della minoranza sul numero legale, il segretario aveva pronunciato la sua condanna definitiva: «Ognuno per la sua strada». Mettendo una bella pietra sopra all’alleanza con Pannella siglata per le elezioni del 2008. Il gelo artico aveva origini comunque più remote. 24 mesi di incomunicabilità , il solito movimentismo del leader radicale lo aveva portato ad annunciare sostegni al premier. Due settimane fa è andato addirittura a cena a Palazzo Grazioli. Questa tensione era culminata nella vergognosa ccontestazione a Pannella durante la manifestazione degli indignados (sputi, insulti, minacce).
Ora si riavvolge il nastro. O si prova a farlo. Domani Bersani e i radicali ricominciano dal voto sul Rendiconto. Secondo Pannella va approvato, anche con le astensioni. Rita Bernardini ne ha già  parlato con il capogruppo del Pd Franceschini. E le parole di Bersani pronunciate ieri fanno capire che i democratici sono pronti a dare il via libera al bilancio consuntivo dello Stato prima dello show down finale. «Nel Pd – è la spiegazione data da Franceschini alla deputata radicale – ci sono due posizioni: il voto contro e un’astensione che renda comunque evidente la fine della maggioranza». I democratici sono ormai orientati verso la seconda ipotesi. Visti i precedenti però (e con possibili elezioni alle porte) l’incontro avrà  altri punti sul tavolo. L’ultimo faccia a faccia ebbe un esito positivo. Poi è successo di tutto.
Sul tavolo i radicali metteranno legge elettorale, giustizia, carceri, liberalizzazioni. Non è sfuggito a Pannella che nel discorso di Piazza San Giovanni Bersani ha fatto un vago accenno alle «culture radicali» parlando degli alleati futuri. Un piccolo passo avanti rispetto alla “dimenticanza” dell’intervento finale alla festa democratica di Pesaro. Con il voto alle porte può esserci un interesse reciproco a riannodare i fili. Per il Pd i radicali vogliono dire due punti percentuali in più. Per Pannella significa cercare un’intesa per riportare suoi parlamentari alle Camere sotto un ombrello più grande, la scelta che nel 2008 impose Emma Bonino. Molta acqua è passata sotto i ponti da allora. E domani potrebbe finire anche in maniera traumatica. Ex popolari, cattolici, la Bindi, tanti ex diessini e una parte del popolo di centrosinistra non sopportano oltre le mosse di Pannella. Allora l’occasione diventerebbe quella di un addio.
Resta ancora da risolvere la “pratica Berlusconi”. Se il premier decidesse di andare avanti, Franceschini e Bersani prevedono una loro mozione di sfiducia. I radicali come si comporterebbero? Niente scherzi, assicurano. Come sempre. «Abbiamo votato 51 volte no alla fiducia, in questi tre anni – ricorda Rita Bernardini – . Non c’è motivo per non fare lo stesso la 52esima volta». Anche di questo si parlerà  domani. Sempre che non ci si debba occupare subito del futuro prossimo. Quello senza Cavaliere.


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