Raddoppia il rendimento dei Bot I Btp a due anni volano all’8%

by Sergio Segio | 26 Novembre 2011 8:10

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ROMA – Asta choc ieri per i Bot a sei mesi. I rendimenti dei titoli di Stato italiani schizzano al 6,5%, il massimo da agosto 1997, quasi il doppio di un mese fa. Piazza Affari va giù. Lo spread tra Btp e Bund balza a 513 per ripiegare più tardi allo soglia non certo rassicurante di 500 punti base tra il titolo decennale italiano e il tedesco e rendimento ancora sopra il 7%, un livello di allarme. In scia, anche il Btp a due anni il cui rendimento sfiora addirittura l’8% nel corso della giornata, un tasso record dalla nascita dell’euro.
Poi, le buone notizie dagli Stati Uniti, riportano la bonaccia, almeno sui mercati europei. Lunghe file per acquistare a prezzi stracciati da Macy’s, Wal-Mart e Best-Buy nel Black Friday, il venerdì “nero” che segue la festa del Ringraziamento e inaugura la stagione degli acquisti natalizi, ridanno fiato agli scambi. Così, dopo una lunga serie di sedute negative, Milano chiude poco sopra la parità  (+0,12%), meglio Londra (+0,72%), Francoforte (+1,09%), Parigi (+1,23%). In calo sul finale il Dow Jones (-0,23%). Mentre l’euro segna un forte ribasso sul dollaro a 1,32, scontando l’esito deludente dell’incontro a tre Merkel-Sarkozy-Monti di giovedì a Strasburgo, chiuso senza alcun progresso sul fronte degli eurobond.
La prima asta del ministero dell’Economia nell’era Monti, dunque, colloca tutti gli 8 miliardi di Bot semestrali offerti (11,7 miliardi la domanda), ma porta i rendimenti a un livello mai visto negli ultimi 14 anni. Tassi definiti «allarmanti» anche dal Commissario Ue Olli Rehn, ieri a Roma, che avranno «un impatto negativo sull’economia italiana», se resteranno così alti a lungo. Ma considerati «il riflesso di una dinamica di mercato» dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. «Vedremo cosa succederà  ora con le misure del governo», ha aggiunto Visco. Fitch, intanto, taglia il rating di otto medie banche italiane, tra cui Banca popolare di Milano e Banca popolare dell’Emilia Romagna. Con una motivazione sferzante: «L’Italia è probabilmente già  in recessione» e le previsioni di crescita a medio e lungo termine sono al ribasso.
Pessime notizie anche dall’Europa. Belgio e Ungheria sono stati declassati: il primo da Standard&Poor’s (da AA+ ad AA, outlook negativo), il secondo da Moody’s (debito a livello spazzatura, da Baa3 a Ba1, prospettiva negativa). Il nuovo governo spagnolo guidato da Rajoy sarebbe alla ricerca di aiuti internazionali per uscire dalla grave crisi economica (voci raccolte dalla Reuters). Mentre Germania, Finlandia e Olanda chiedono da Berlino – dove i rispettivi ministri finanziari si sono ritrovati ieri – di rafforzare il ruolo e il coinvolgimento del Fondo monetario internazionale nella lotta alla crisi del debito europeo. E allo scopo vagliano come potenziarne le risorse. La mossa congiunta dei tre Paesi – tutti con la tripla A, un livello che pensano di mantenere, a differenza di Francia e Austria, considerate a rischio – sembra dare fiato alle teorie di chi paventa una spaccatura dell’Eurozona tra euro del Nord (forte) e euro del Sud. Ma anche di chi teorizza addirittura la rinascita del marco tedesco. Secondo alcuni rumors, la Germania starebbe stampando il nuovo marco con l’effige della porta di Brandeburgo in tagli da 5, 10 e 100 presso due aziende svizzere. Una nei pressi di Losanna (la multinazionale Sicpa), leader negli inchiostri per banconote. L’altra vicino a Zurigo.

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