Rabbia e urla contro il sindaco «Vergogna, devi dimetterti»

by Sergio Segio | 6 Novembre 2011 7:47

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GENOVA — Gli occhi rossi e gonfi, la stanchezza dipinta sul volto, Marta Vincenzi è apparsa così provata nella sede della Protezione civile che perfino i suoi nemici — e ne ha tanti anche nel suo partito, il Pd — hanno abbassato un poco i toni della polemica. Il sindaco di Genova è sotto accusa. Le si imputa di non aver chiuso le scuole venerdì pur essendo stata dichiarata l’allerta meteo massima. In via Fereggiano dove sono morte quattro donne e due bambine travolte dall’onda di piena, Vincenzi è stata accolta al grido di «vergogna» e «dimissioni». Qualcuno con ferocia le ha gridato: «Questa non è Facebook, sindaco, questa è la vita reale».
È stato brutto. «Abbiamo investito 6 milioni di euro per la sicurezza del torrente» ha reagito il sindaco, «i bambini erano più al sicuro a scuola che in giro in auto con i genitori», ha insistito. Ma le contestazioni, sgradevoli, non sono il peggio. Né lo sono le richieste di rito di dimissioni che arrivano dal Pdl. Bruciano invece le parole di Napolitano sulla necessità  di «chiarire gli aspetti di questa tragedia». E bruciano di più le parole di Rosanna Costa, madre di Serena, 19 anni, morta mentre andava a prendere a scuola il fratellino: «Le dovevano chiudere quelle maledette scuole» ha detto la donna, stroncata dal dolore.
Vincenzi deve recuperare un rapporto incrinato con Genova e per questo ieri ha proposto «un patto con la cittadinanza». «Noi — ha detto — non abbiamo sbagliato, abbiamo fatto quello che c’era da fare, solo non è stato sufficiente perché c’è un cambiamento climatico e i nostri strumenti non sono più adeguati alle nuove emergenze. Propongo alla cittadinanza di decidere tutti insieme di avere meno libertà , quando ci sono queste allerta, per difendere la vita di tutti. Lo dobbiamo alle vittime di questa tragedia». Il sindaco ha dichiarato il lutto cittadino per lunedì. La Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo contro ignoti per disastro e omicidio colposo per la morte delle sei persone travolte dal fango.
Il capo della Protezione civile Franco Gabrielli non si è voluto sbilanciare sulla gestione dell’emergenza del Comune di Genova: «Le scuole possono essere tranquillamente chiuse in caso di allerta — ha detto — ma non possiamo nasconderci che se un sindaco decide per la chiusura e poi non succede il finimondo tutti protestano per i disagi, accusano il sindaco di allarmismo e lo crocifiggono. È questa mentalità  che deve cambiare». Gli ha fatto eco il presidente della Liguria Claudio Burlando, futuro commissario per l’emergenza genovese. È stato duro Sergio Cofferati, europarlamentare spesso critico con Vincenzi: «Le scuole dovevano essere chiuse».
In serata Vincenzi ha rilanciato: «Le indicazioni che ci dà  la Protezione civile non bastano più. Dobbiamo andare oltre e farci da noi le nostre regole».

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