by Sergio Segio | 22 Novembre 2011 7:43
MILANO – Da Barbara Faggioli a Marystell Polanco. Per continuare con un elenco che comprende 29 ragazze, le più assidue frequentatrici del bunga bunga arcoriano. Entro il prossimo 20 gennaio, tutte potranno riflettere e, potenzialmente, decidere di costituirsi parte civile contro Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, imputati a Milano di sfruttamento della prostituzione.
Lo ha stabilito ieri la quinta sezione del Tribunale, presieduta da Anna Maria Gatto, alla prima udienza del processo ai presunti reclutatori e selezionatori delle ospiti delle cene hard dell’ex premier. Il collegio ha disposto la notifica dell’atto di fissazione del processo e ha rinviato l’udienza a gennaio specificando alle parti che da quella data in poi il dibattimento si terrà ogni venerdì salvo eventuali cambiamenti di programma. In termini pratici, in questo lasso di tempo, alle potenziali «parti offese», verrà recapitato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Mora, Fede e Minetti. Poi, alla prossima udienza, si vedrà quante ragazze recepiranno l’invito della Corte. Secondo quanto dichiarato in questi mesi che hanno anticipato l’avvio del dibattimento, nessuna delle 29 ha mai manifestato l’intenzione di chiedere i danni agli imputati.
Il principio dettato ieri, tende a valutare come la «tutela della dignità umana», debba prevalere anche in virtù della più recente giurisprudenza, sulla «tutela del buon costume e della moralità pubblica», e quindi le presunte «vittime» dell’induzione e del favoreggiamento della prostituzione (in questo caso proprio le ospiti del bunga bunga), devono considerarsi persone offese».
Una decisione che è stata bollata dall’avvocato Niccolò Ghedini (difensore del Cavaliere nel processo stralcio), come «una tesi assai ardita». Il legale ha chiarito prima di tutto come l’ordinanza non riguarda certamente il processo sul caso Ruby a carico dell’ex premier, perché in quel caso «il capo di imputazione è diverso» (sfruttamento della prostituzione minorile e concussione le accuse). Comunque, ha aggiunto Ghedini, i giudici hanno seguito una «tesi che va contro l’interpretazione della legge», ossia la legge Merlin. Per l’avvocato, la Corte «ha seguito una giurisprudenza minoritaria».
Di diverso avviso Patrizia Bugnano, legale di Chiara Danese, una delle tre ragazze che si sono invece costituite parti civili nel processo. «E’ un provvedimento che farà storia dal punto di vista culturale», ha sostenuto Bugnano.
E il contenuto dell’ordinanza ha registrato anche lo sdegno di più di un deputato del Pdl. Per Jole Santelli, vicepresidente dei deputati, l’ordinanza della quinta sezione «è a dir poco vergognosa. La donna – sostiene Santelli – è vittima solo se è coartata nella sua volontà ed oggetto reale di violenza fisica o morale, negli altri casi è padrona del suo corpo e della sua vita». Mentre Emilio Fede, durante l’edizione del Tg4 di ieri sera, ha lanciato un messaggio televisivo allarmato, per alcuni aspetti anche criptico. «Essendo coinvolto, non ritengo corretto utilizzare questo telegiornale per esprimere la mia opinione – ha spiegato il direttore -, mi auguro soltanto che, domani (oggi, ndr), molti di voi abbiano tempo di leggere quello che, su questa giornata, sarà scritto. Leggete, vi prego, e date un sereno giudizio perché alcune decisioni di un Tribunale di Milano meritano grande, ma grande attenzione: legale, umana e… politica».
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