“Non ho conflitti d’interessi, si vedrà  dai fatti”

by Sergio Segio | 18 Novembre 2011 8:44

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ROMA – «Conflitto d’interessi? Io ho lasciato tutto e faccio solo il ministro»: mezzogiorno appena passato e Corrado Passera, titolare dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture e trasporti, mette i puntini sulle “i”. «Sulle pensioni non andremo in nessun modo con l’accetta»: sono quasi le tre ed Elsa Fornero, il ministro del Welfare, tranquillizza chi la vuole additare a tutti i costi come quella che azzopperà  la previdenza. «Questa mattina ho chiesto al presidente dell’Ordine degli avvocati la sospensione temporanea dall’albo perché chi passa alle istituzioni deve pensare solo alle istituzioni»: le sette di sera, e il neo ministro della Giustizia Paola Severino rende pubblica la sua mossa per stoppare qualsiasi polemica su di lei, famoso avvocato di famosi clienti, divenuta Guardasigilli. «Mi chiedete se ho accettato subito l’incarico di ministro dell’Interno quando Monti me lo ha proposto? Si tratta di servire il Paese, quando si tratta di questo io sono sempre pronta»: parola di Anna Maria Cancellieri, neo titolare del Viminale, verso le tre alla buvette del Senato, dove scambia poche parole con la moglie di Monti.
Sono questi quattro i ministri più “loquaci” della squadra di Monti. Ma “loquaci” è già  dir troppo per definire le frasi pronunciate nella sala Garibaldi assiepata di giornalisti. Battute che nulla dicono dei futuri programmi. Per quelli, come spiega la Severino, «bisogna aspettare la verifica collegiale nel consiglio dei ministri». Bisognerebbe allora chiamarle per quello che sono, precisazioni, puntualizzazioni, l’annuncio di uno stile, l’anticipo di qualsiasi possibile “macchina del fango”. Per questo tocca cominciare da Passera, l’ex amministratore delegato di Intesa San Paolo. Che sente i rumors di chi lo vede in pieno conflitto d’interessi per via del suo ormai ex lavoro, dove ha sponsorizzato Alitalia e la società  dei treni di Montezemolo. Lui reagisce gelido: «Lo vedrete con i fatti, non ho più niente a che fare con altro. Io sono solo il ministro di due ministeri». Ne parla presto quando fa lo scambio di consegne con il predecessore Matteoli. Non vuole equivoci. È suo, a sera, un siparietto con Marcello Dell’Utri. I due s’incontrano dietro l’aula ed è scambio di saluti affettuosi. «Che piacere vederti qui» dice l’ex amministratore di Publitalia processato per mafia al ministro. Che ricambia con entusiasmo.
Niente equivoci. Come la Severino. Che a sera si lascerà  scappare un umanissimo «sono esausta». Berlusconi fa sapere che insisterà  su intercettazioni e riforma della giustizia, lei dribbla qualsiasi domanda su cosa farà  in futuro da Guardasigilli. Niente annunci prima di «decisioni collegiali». Ha ricevuto una telefonata di «buona collaborazione futura» dal presidente dell’Anm Luca Palamara. Il suo metodo consisterà  «nel dialogare con tutti». Vuole farlo con le mani spicce dalla sua vita di avvocato. Non hanno avuto la stessa sensibilità  gli avvocati del centrodestra. La angoscia la situazione delle carceri, «il disumano sovraffollamento», e su questo si lascia scappare che intende intervenire con decisione.

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