“L’Italia ha 100 giorni per evitare il default”

by Sergio Segio | 2 Novembre 2011 7:43

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MILANO – Cento giorni all’alba. Meglio. Cento giorni al default. Non è finzione, ma la fotografia della realtà , scattata dagli analisti di Crédit Suisse e il protagonista unico è l’Italia che, in assenza di riforme strutturali immediate, rischia di scivolare velocemente verso il fallimento. Difficile che qualcuno riesca a fermare la sua corsa. Almeno a giudicare da quello che è avvenuto nelle puntate precedenti. E sì perché la soglia di rendimento del 6% dei titoli di Stato (quello che un Paese deve offrire al mercato per convincere gli investitori a finanziare il proprio debito attraverso l’acquisto di obbligazioni) rappresenta un punto di non ritorno: una volta superata restano 100 giorni per evitare l’intervento dell’Ue. Proprio come in Ritorno al Futuro: il 6% per gli analisti finanziari è il punto di sicurezza prima del quale c’è il tempo «di fermare la locomotiva prima che precipiti nel burrone». Dopo «sarà  il futuro o il crac!». E la metafora cinematografica funziona alla perfezione. Superata ieri la soglia del 6% per la seconda volta dopo il 28 luglio, o il governo riuscirà  a mettere in moto subito e con efficacia le misure promesse all’Unione europea, oppure la strada è segnata. Con l’arrivo in pochi giorni a un rendimento del 7%. E a quel punto, come per Grecia, Irlanda e Portogallo, l’unica via d’uscita sarebbe l’intervento delle istituzioni internazionali.
La storia raccontata da Crédit Suisse fa tremare i polsi. I titoli greci a 10 anni hanno toccato il 6%, 95 giorni prima dell’intervento Ue. L’Irlanda ha superato il punto di non ritorno 145 giorni prima del salvataggio, poi per circa 100 giorni è rimasta sotto la soglia critica fino all’accelerata decisiva che in 32 giorni ha portato i titoli al 7%. Lisbona ha sfondato la soglia del 6% con Dublino, poi per 100 giorni ha oscillato sotto il 7% prima di decollare.
Certo l’Italia ha dimensioni e peso diversi, ma non per questo non può fallire. Anzi, se il rischio default non fosse reale lo spread (cioè quello che si paga in più per poter rendere appetibili obbligazioni più rischiose) con i bund tedeschi non sarebbe salito al record di 442 punti. Insomma non resta molto tempo. Nella migliore delle ipotesi i 100 giorni scadranno l’8 febbraio, ma nella peggiore, usando come punto di non ritorno il 28 luglio, il conto alla rovescia potrebbe fermarsi al 5 novembre.

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