“Intesa continuerà  a comprare titoli italiani”

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MILANO – Intesa Sanpaolo apre la settimana delle trimestrali bancarie con un utile netto tra luglio e settembre di 527 milioni di euro, +3% da un anno prima e poco sopra il consensus Bloomberg. Gli investitori apprezzano la tenuta delle primarie voci di gestione (impieghi in Italia +3%, Banca dei territori in netta ripresa con un risultato del 79%, margine di interesse +4,7% a 2,48 miliardi, rettifiche nette su crediti in calo del 15% a 1,56 miliardi, costi operativi giù del 2,6%), e il titolo reagisce con un rialzo fino al 6%, per poi chiudere a +3,54%. «Intesa Sanpaolo continua a reagire in modo efficace – ha detto l’ad Corrado Passera –. Voglio ringraziare tutte le persone che ci lavorano perché malgrado le condizioni dei mercati riusciamo ad avere risultati in linea coi target». Il manager ha ribadito che il dividendo 2011 sarà  confermato a 8 centesimi.
Sul trimestre pesa lo stralcio del 45% del nominale dei titoli greci, costato a fine settembre 593 milioni, perché la banca ne deteneva quasi il doppio rispetto alle attese del mercato; ora quei titoli valgono 586 milioni di euro. Altra voce negativa una tantum sono i 483 milioni per esodi incentivati di personale. Il trimestre avrebbe chiuso in rosso (c’è anche il risultato negativo del trading, 74 milioni), fosse mancata una posta fiscale straordinaria e positiva da 1.100 milioni. Riguarda lo sconto su future tasse sull’avviamento, che la banca ha anticipato, con benefici decennali dal 2013, ma iscritte subito in conto economico.
Quanto al debito pubblico italiano, le consistenze a settembre ammontano a 63,39 miliardi, dai 64,47 miliardi di fine giugno. «Non cambieremo la nostra politica, continueremo a investire gran parte della nostra liquidità  in titoli di stato italiani», ha detto Passera. L’esposizione della banca sul debito di Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna resta al 2% del totale attivo, e cala di un paio di miliardi a 78,62.
Molti occhi restano puntati sulla rivale Unicredit (che ha guadagnato il 2,08%) mentre perfeziona le future strategie. È di ieri la convocazione formale lunedì alle 16 della comunità  finanziaria a Milano. L’istituto quindi ha scelto di confermare l’appuntamento (lunedì mattina è in agenda il cda), e probabilmente con il piano ci sarà  la ricapitalizzazione, perché da mesi i vertici di Piazza Cordusio la pongono al centro delle strategie future. In attesa dei dettagli – le voci convergono su un’emissione da 6-7 miliardi tutta in opzione ai soci – oggi si compone un tassello importante, che riguarda l’attribuzione dei requisiti di patrimonio primario al bond convertendo Cashes da 3 miliardi. Il direttorio di Bankitalia riunito dovrebbe, infatti, esaminare la proposta di Unicredit. Questa è centrata sulla trasformazione della riserva sovrapprezzo delle azioni sottostanti quel prestito in altra riserva di capitale, non distribuibile. In tal modo si stima che circa l’80% del totale diventerà  Core tier 1. Via Nazionale, in sostanza, dovrà  dire se accetta la soluzione o, come in teoria contempla la nuova direttiva Crd 4, tutti i 3 miliardi del convertendo si possono considerare Core tier 1. Per Unicredit è una differenza da 500 milioni, per il Monte dei Paschi – che ha in piedi un simile bond Fresh, da 950 milioni – sono in gioco 190 milioni di capitale.


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