“Grazie per i documenti” Ecco tutte le telefonate tra Poletti e Lavitola
ROMA – Ecco la fitta serie d’incontri, telefonate, scambio di documenti e di “libri” (termine usato in maniera volutamente criptica) che nell’ottobre 2009, nel pieno dello scandalo escort, si svolgono tra il numero due dell’Aisi e il faccendiere Lavitola e tra lui e Berlusconi. Lavitola al telefono dice al generale Poletti: «Grazie per quei documenti che mi hai dato, li verifico venerdì…», proprio il giorno del suo appuntamento con il premier. Il numero due del servizio segreto civile, il generale Paolo Poletti passava documenti a Valter Lavitola, imprenditore del pesce, «consigliere del presidente Berlusconi» che a sua volta, documenti alla mano, prendeva appuntamento con il premier. A svelarlo sono le intercettazioni e il traffico telefonico tra Lavitola e Poletti, e poi tra Lavitola e il Cavaliere agli atti dell’inchiesta Spadaccini. Non potevamo immaginare gli inquirenti pescaresi che ascoltando Lavitola si sarebbero imbattuti in un inquietante scenario. Una vera trama di Stato.
VENERDI CONTROLLO LE CARTE
(mercoledì 21 ottobre 2009)
Lavitola ha fissato da poco un appuntamento con il premier per venerdì 23 e telefona a Poletti.
Lavitola: «Paolo…». Poletti: «Eccomi…». Lavitola: «Buongiorno…». Poletti: «Buongiorno a te…». Lavitola: «Paolo, io spero di poter fare la verifica di quei documenti che tu mi hai dato, venerdì… Ti ringrazio perché sono ovviamente perfetti…».
Due giorni prima. Poletti a Lavitola: «Vieni subito». Ma quando Poletti consegna questi documenti di cui i due parlano? Una traccia, e forse qualcosa di più, è la telefonata di due giorni prima, del 19 ottobre, quando il generale chiama Lavitola e lo convoca d’urgenza. Poletti: «Puoi passare da me subito?». Lavitola: «Sì…». Poletti: «Ci vediamo a piazza San Silvestro davanti alle Poste».
HO COSE BUONE
(giovedì 22 ottobre 2009)
Poletti a Lavitola: «Ti devo raccontare cose buone». Il giorno prima dell’incontro fissato da Lavitola con il premier, Poletti – dopo aver ricevuto una serie di telefonate andate a vuoto dal faccendiere – lo richiama.
Poletti: «Senti, ci vediamo oggi pomeriggio? Io per le tre e un quarto potrei stare da te un momento…». Il generale aggiunge: «Così oggi ti racconto un po’ di cose…buone». Lavitola: «Buone?» Poletti: «Sì, sì, sì…». Lavitola: «Io pure… Stai leggendo i giornali, no?». Poletti: «Sì, sì, sì… E oggi ne parliamo un attimo». Lavitola: «Io anche… perché ti devo dire una cosa… Tieni presente che lui (Berlusconi, ndr) mi ha fatto un cazzo di discorso al telefono… Ti ricordi quel mio vecchio obiettivo?». Poletti: «Sì infatti, io pure di quello ti voglio parlare…».
SALTA L’INCONTRO
(venerdì 23 ottobre 2009)
Berlusconi resta bloccato in Russia e salta l’appuntamento con Lavitola. La mattina del 23 Lavitola chiama la segreteria del premier per assicurarsi che l’appuntamento datogli per telefono il 20 ottobre sia effettivamente in agenda. Ma c’è un imprevisto.
Lavitola: «Buongiorno, Marinella non c’è? Allora credo che possa dirlo anche lei… Con il dottore l’altro giorno eravamo rimasti che mi vedeva oggi. E’ un affare di cinque minuti ma è urgente… Lui sa di che si tratta non è una faccenda mia… Io sono in attesa di partire e dare una notizia in base a ‘ste cose che mi dice lui, lei riesce a vedere quando mi può infilare?». La segretaria: «No perché non sappiamo nemmeno se il dottore viene a Roma oggi. Lì c’è una bufera di neve e non riesce a partire dalla Russia. Forse andrà direttamente a Milano… Se viene a Roma la chiamo. Avremo notizie verso l’una». Lavitola: «Grazie».
TERZO INCONTRO IN 5 GIORNI
Sempre venerdì 23 Lavitola e Poletti al telefono si danno un altro appuntamento per il pomeriggio. Il terzo in cinque giorni. Poletti chiama alle 13: 29.
Il generale: «Io sono fuori, dove sei tu?». Lavitola: «Io sono in ufficio…». Poletti: «Se vuoi tra un pochino passo…». Lavitola: «Se passi mi fai un grosso favore…». Poletti: «Va bene… Ci vogliamo vedere alla libreria di ieri? (libreria del Mare, ndr). Alle due?». Lavitola: «Alle due lì grazie…». Alle 14:23 – forse proprio durante l’appuntamento tra i due in libreria – la segretaria di Berlusconi, Marinella Brambilla, chiama Lavitola. «Ci hanno fatto sapere che non viene a Roma, atterra a Milano…». Lavitola: «Grazie».
QUEL LIBRO CHE TI HO DATO
(lunedì 26 ottobre)
Do Lavitola alle 14: 44 chiama di nuovo il generale. «Ti ho trovato lo speck da questo mio amico pastore… Come faccio a fartelo avere a breve?». Poletti: «Tu tra quanto torni». Lavitola: «Io tra tre-quattro ore sto là ». Poletti: «Ci vediamo in serata…». E poi Lavitola: «Senti, di quella cosa… di quel libro che ti ho dato? Ti ricordi quando siamo andati alla libreria?». Poletti: «Sì, sì, fatto… Sì, sì, ne ho ordinato un’altra copia…». Lavitola: «Favoloso…». Lavitola: «Vedi che generosità … io ho un libro che mi piace da morire e te lo do a te». Poletti: «Ma te lo devo restituire perché ne ho ordinato un altro. Vediamo un po’ se arriva stasera o al massimo domani…».
Berlusconi ha la scarlattina. L’incontro è rimandato ancora.
Sempre lunedì 26 ottobre alle 15: 13, Lavitola chiama di nuovo Marinella. Berlusconi è bloccato a Milano, ha la scarlattina. Lavitola: «Marinella, si riesca a vederlo per questa questione…». Marinella: «Quale questione, scusa…». Lavitola: «Lui mi aveva detto di vederlo venerdì scorso, che poi non è venuto più». Marinella: «Domani non siamo a Roma. Ha la scarlattina, non ti è arrivata la notizia?». Lavitola: «Sì, mi è arrivata, ma siccome ho visto che lavorava…». Marinella: «Lavitola per incontro (dice come se stesse prendendo un appunto, ndr), ti faccio sapere. Baci, ciao». Lavitola: «Vedi, che non è quella questione mia… E’ quella questione di cui avevamo parlato io e lui…». Marinella: «Ti faccio sapere».
Alle 17: 54 il faccendiere richiama ancora la segreteria del premier. E parla di nuovo con Marinella. Lavitola: «Se io non riesco a vederlo nemmeno mercoledì, se tu domani riesci a fissarmi un appuntamento telefonico dopo le 19… che io lo chiamo da un’altra parte…». Marinella: «Non sappiamo ancora nulla di domani, per cui non sono in grado di dirti niente. Meglio se ci chiami domani».
LAVITOLA A FITTO «RIGUARDA TE»
Alle 18 del 26 ottobre Lavitola chiama anche il ministro Raffaele Fitto: «Raffaele ti devo assolutamente dire una cosa che riguarda te, importante… Che credo si stia sottovalutando. Siccome sei un amico mi permetto di farmi gli affari tuoi. Ti devo informare di una cosa che t’interessa. Cinque minuti…». Fitto: «Chiamami mercoledì e ci vediamo». Il 28 ottobre Lavitola va da Fitto e dalla stanza del ministro chiama Poletti e fissa un pranzo a tre (Fitto, Lavitola e Poletti) a casa del faccendiere (per il 5 novembre 2009).
CI VUOLE UN TELEFONO TRANQUILLO
Martedì 27 ottobre alle 11:09, Lavitola chiama Poletti. E si danno appuntamento per le 12.30. «Vieni da me un attimo», gli dice il generale. Alle 18:27 il faccendiere richiama Marinella, perché urge fissare quell’appuntamento.
Lavitola: «Marinella, avevi detto di sentirti per sapere il dottore che fa…». Marinella: «Rimane ad Arcore?». Lavitola: «E domani (martedì, ndr)?» Marinella: «Pure…». Lavitola: «Azzo…». Marinella: «Chiami domani e ci parli domani al telefono…». Lavitola: «Eh sì… però ascolta un secondo. Siccome io mo’ sto andando dove gli avevo detto che andavo no? Lui mi deve dare un orario preciso in cui io lo chiamo da un telefono tranquillo…» Marinella: «Ma quando domani?». Lavitola: «Ma quando vuole lui… stasera domani… così il mio maresciallo in ascolto non fa gli affari miei…». Marinella lo mette in attesa. Forse si consulta con il premier. Cade la linea. Lavitola richiama e trova un altro interlocutore: «Mi scusi è caduta la linea… Vuol dire a Marinella che io non ho necessità di parlare adesso…». Ma la linea viene passata subito a un interno. Risponde ancora Marinella: «Anche adesso se vuoi…». Lavitola: «No adesso no… Io gli devo parlare dopo le 19, mi devi dare un orario in cui io lo chiamo da un altro telefono». Marinella: «Alle 20 va bene».
Non c’è traccia, nelle intercettazioni di Pescara, della telefonata tra Lavitola e Berlusconi fissata per le 20 di martedì 27 ottobre 2009. Quel telefono “tranquillo” ha eluso l’intercettazione.
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