Possibile prestito all’Italia mobilitati insieme Fmi e Bce
BRUXELLES – L’allarme lo lancia il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble: nelle prossime settimane Italia e Spagna «avranno bisogno di essere rifinanziate in misura straordinariamente elevata». Un timore che sembra essersi fatto largo tra le cancellerie europee tanto che ieri, per la prima volta, alla riunione dei ministri della divisa unica di Bruxelles (Eurogruppo) è caduto il tabù e si è iniziato a discutere di un coinvolgimento della Banca centrale europea tramite l’Fmi o il Fondo salvastati Ue (Efsf) per salvare l’euro. Non a caso, perché se la profezia di Schaeuble si dovesse avverare solo l’Eurotower avrebbe munizioni sufficienti per rispondere a un’impossibilità di rifinanziamento sui mercati di Roma e Madrid: se finiranno come Atene sarà la fine della divisa comune.
Lo scenario tracciato da Schaeuble viene smentito dal governo italiano, e lo stesso Fmi ribadisce che non c’è alcuna trattativa con Italia e Spagna. Ieri Monti ha debuttato all’Eurogruppo nella veste di ministro dell’Economia e dalla sua delegazione si è sottolineato che di prestiti del Fondo monetario internazionale per l’Italia «non ne sappiamo niente, per noi è una questione che non si pone». Eppure come i tedeschi la vedono anche belgi, lussemburghesi e olandesi: proprio il ministro de L’Aja, Jan Kees de Jager, dice che per evitare il crollo di Italia e Spagna serve un intervento dell’Fmi: «Il Fondo salvastati dell’Ue da solo non basterebbe». Gran parte della riunione dell’Eurogruppo si è consumata proprio alla ricerca di un accordo su come far funzionare l’Efsf, la cui potenza di 1000 miliardi tramite una leva finanziaria decisa all’ultimo vertice dei leader sembra ormai un miraggio. O di come coinvolgere la Bce, con la Germania contraria. Una discussione alla quale ha assistito il presidente dell’Eurotower Mario Draghi, invitato a Bruxelles vista la drammaticità della situazione. Draghi all’inizio dei lavori ha scambiato qualche battuta con Monti, così come Schauble. Il premier ha avuto due vere e proprie bilaterali con il presidente dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker, e con il francese Francois Baroin.
All’inizo dell’Eurogruppo il commissario Ue agli Affari Economici, Olli Rehn, ha presentato il rapporto sull’Italia anticipato ieri da Repubblica. Un giudizio sostanzialmente positivo sul programma di Monti che però non trascura di sollecitare Roma a rispondere rapidamente «alle sfide formidabili» che lo attendono con riforme incisive in grado di recuperare la fiducia dei mercati dopo gli anni di Berlusconi. Appunto quelle che Monti ha illustrato per sommi capi ai colleghi di Eurolandia. Ai quali ha assicurato che terrà conto delle indicazioni contenute nel rapporto di Bruxelles.
Si sono aperti così i dieci giorni più difficili della storia dell’euro. Si prosegue oggi con l’Ecofin e si guarda all’otto e nove dicembre, quando si riuniranno il consiglio della Bce e il vertice dei capi di governo dell’Ue chiamati a dare una risposta definitiva alla crisi. Tempo e soldi per temporeggiare non ce ne sono più.
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